"Il pensiero meridiano"
"Pensiero meridiano è quel pensiero che si inizia a sentir dentro laddove inizia il mare, quando la riva interrompe gli integrismi della terra (in primis quello dell'economia e dello sviluppo), quando si scopre che il confine non è un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano e la partita del rapporto con l'altro diventa difficile e vera. Il pensiero meridiano infatti è nato proprio nel Mediterraneo, sulle coste della Grecia, con l'apertura della cultura greca ai discorsi in contrasto, ai dissoi logoi".
("Il pensiero meridiano" - Franco Cassano)
Collana: Economica Laterza, [286]
Un libro sul Sud in forte controtendenza. Scritto con una prosa tersa e molto partecipe, le sue tesi disegnano un crocevia dove si incontrano sociologia, lirica e progetto politico. Corrado Augias, “Il Venerdì di Repubblica”
Un testo ormai ‘cult’. Ida Dominijanni, “Il Manifesto”
Il pensiero meridiano è, innanzitutto, riformulazione dell’immagine che il Sud ha di sé: non più periferia degradata dell’‘impero’, copia sbiadita o deforme della modernizzazione delle metropoli settentrionali, ma nuovo centro di un’identità ricca e molteplice, capace di conoscere più lingue, più religioni, più culture, secondo la vocazione più autentica della civiltà mediterranea.
Indice: Introduzione Per un pensiero del sud – Parte prima Mediterraneo: 1. Andare lenti; 2. Di terra e di mare. Parte seconda Homo currens: 3. Pensare la frontiera; 4. L'integralismo della corsa. Parte terza L'attrito del pensiero: 5. Albert Camus: necessità del pensiero meridiano; 6. Pier Paolo Pasolini: ossimoro di una vita. Riferimenti bibliografici
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"Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perche' andare a piedi e' sfogliare il libro e invece correre e' guardarne solo la copertina. Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l'anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada.Bisogna imparare a star da se' e aspettare in silenzio, ogni tanto essere felici di avere in tasca soltanto le mani. Andare lenti e' incontrare cani senza travolgerli, e' dare i nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, e' trovare una panchina, e' portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e vanno a confondersi al cielo. E' suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il risultato dello scopo e della volonta', ma il pensiero necessario, quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo."(cfr. pagg. 13 "Il pensiero meridiano" - Franco Cassano)
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"L'Occidente dovrebbe cessare di guardare con un orrore comodo e superbo
alla barbarie del fondamentalismo, dei nazionalismo e dell'economia criminale e
tentare di combatterli iniziando con il controllare il proprio fondamentalismo,
quello dell'economia. Solo limitando l'homo
currens si può sbarrare la strada allo sradicamento e agli usi
reattivi della tradizione, al suo ritorno vìoIento e soffocante. Prendere atto
del lato oscuro e aggressivo della propria cultura significa finalmente uscire
dall'etnocentrismo.
Esistono una pluralità di vie per arrivare a Dio, una pluralità di lingue per
dargli un nome. Se ogni cultura prendesse atto del proprio lato oscuro, di quei
frutti avvelenati che essa produce (e che ama disconoscere imputandoli ad altri)
si potrebbe iniziare a parlare. Finché gli homines prodotti dalle altre culture
saranno considerati soltanto stadi intermedi sulla via del raggiungimento
dell'homo currens sarà perfettamente normale che i perdenti non accettino di
stringere la mano a coloro che hanno imposto il gioco nel quale vincono
sempre.
Dalla traduzione reciproca e su un piano di parità delle diverse culture si
potrebbe invece ricavare un allargamento del patrimonio culturale generale
dell'umanità, le premesse di una coscienza planetaria adeguata alla nostra
"comunità di destino terrestre" (Morìn?Kem, 1994), un incrocio alto delle
libertà e delle protezioni.
All'Occidente spetta il compito difficilissimo (ma non nuovo) di diffidare
del proprio nobile unìversalismo che corre in soccorso e in aiuto, di non
pensare che le proprie istituzioni siano un campo neutro sul quale le culture si
sfidano e si incontrano ad armi pari.
Mi sì consenta di concludere con una riflessione personale che nasce dalla
abitudine di passare le vacanze estive in Grecia e che probabilmente esprime più
che un pensiero organico e maturo un intreccio di convinzioni. Sempre mi è
capitato di osservare che laddove arrivano i turisti spariscono i religiosi:
splendidi e non più remoti monasteri con pochi frati superstiti sono consumati
ogni giorno da migliaia di turisti (tra i quali fl sottoscritto). C'è sempre
qualcosa di amaro in ogni ritorno da queste visite, la sensazione che,
nonostante il nostro continuo assaggiare tutto, un sapore serio ed importante si
sottragga al nostro gusto e alla nostra conoscenza. "
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