ASSOCIAZIONE CULTURALE MERIDIONALISTA - PROGRESSISTA

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martedì 17 dicembre 2013

“Io non sono povero, sono sobrio. Quindi felice”


La sobrietà è merce rara, soprattutto nei politici e negli uomini di governo. L’ex tupamaro Josè Alberto Mujica Cordano, per tutti oggi Pepe Mujica, ci tiene a sottolinearlo: “Io non sono povero, sono sobrio”. E lui, oggi, è il presidente dell’Uruguay.

Mujica è un lucidissimo ottantenne che è stato eletto Presidente dell’Uruguay e che ha rinunciato agli appannaggi del suo status vivendo con cinquecento dollari o giù di lì in una casetta di due stanze; si sposta con un vecchio Maggiolino Volkswagen. Quando parla all’ONU o nei congressi internazionali, senza nessuna enfasi ma con un vigore che ammutolisce l’uditorio, ripete instancabile cose già note ma dando alla sua voce una vibrazione profetica: anno dopo anno stiamo intaccando, divorando il futuro delle giovani generazioni, le pubblicità di tutto il mondo reclamizzano stili di vita che ci porteranno al disastro inevitabile. Stili di vita che già ora, ove potessero imporsi globalmente, presupporrebbero non un solo pianeta ma tre! E dunque il modello propagandato, agognato è di una colossale falsità, un imbroglio planetario. Gli altri capi di Stato non fiatano quando don Pepe si rivolge a loro. Soffrono e non vedono l’ora di ritornare alle loro alchimie, alle convergenze parallele….
Ma puntualmente, cioè al convegno successivo, Mujica scompagina quei loro discorsi, ridicolizza cifre utopiche spacciate come verità sacrosante, ma il tutto con toni dimessi, senza astio.
Ha detto nei suoi discorsi più famosi, primo fra tutti quello davanti alla platea dell'Onu: “Si parla di sviluppo sostenibile, ma che cosa ci frulla in testa? Il modello di sviluppo e di consumo è quello attuale delle società ricche? Di nuovo mi sono chiesto cosa succederebbe a questo pianeta se gli indiani avessero lo stesso numero di auto per famiglia che hanno i tedeschi. Quanto ossigeno ci resterebbe da respirare? Il mondo ha forse oggi risorse sufficienti per far sì che 7-8 miliardi di persone possano avere lo stesso livello di consumo e spreco che hanno le più opulente società occidentali? O dovremo forse fare un altro tipo di ragionamento? Abbiamo creato una civiltà figlia del mercato, della concorrenza che ha portato a un progresso materiale esplosivo. Siamo in una società di mercato e questo ci ha portato alla globalizzazione cui assistiamo. Ma noi stiamo governando la globalizzazione o è la globalizzazione a governarci? E’ possibile parlare di solidarietà in una società basata sulla concorrenza spietata? Fin dove arriva la nostra fratellanza? La sfida che abbiamo davanti è grandissima, colossale, e la grande crisi non è ecologica, è politica. L’essere umano non governa oggi; sono le forze che l’uomo ha scatenato a governarlo. Non veniamo al mondo per svilupparci in termini generali; veniamo al mondo per cercare di essere felici, perché la vita è breve e ci sfugge. E nessun bene vale quanto la vita, è elementare. Ma se consumo la mia vita lavorando senza sosta per consumare sempre di più, aggredisco il pianeta e per mantenere quel consumo dovrò produrre sempre di più cose che durano sempre meno”. “Siamo in un circolo vizioso, ci sentiamo costretti a mantenere una civiltà usa e getta. Questi sono problemi di carattere politico e ci stanno dicendo che bisogna iniziare a lottare per un’altra cultura”.
Mujica profeta, dunque, ma anche leader, più di moltissimi altri.
Ultima sua mossa, ai primi di dicembre, quella di spiazzare i cartelli della droga legalizzando e nazionalizzando in Uruguay la coltivazione e la vendita della marjuana. Qualcosa di eclatante che forse può rinvigorire altre e decisive azioni volte a erodere il mito perverso del consumo senza freni e l’utilizzo senza limiti delle sempre più scarse riserve del pianeta.
L’Uruguay non è certo l’America, ha tre milioni di abitanti, è uno dei paesi sud americani con storie di dittature, di persecuzioni. E prima ancora una storia ancor più tragica, quella della colonizzazione ispanica, di vessazioni, di massacri. Una piccola nazione, dunque, ma ciò che sta facendo Mujica è grande, così grande e potente che i media convenzionali ne parlano pochissimo, perché questo agire fa tremare certuni nelle altissime sfere.
Pepe Mujica era, da giovane, un convinto oppositore della dittatura; si era convertito ai tupamaros, il movimento armato che si rifaceva al leggendario Tupac Amaru, un cacique che aveva capeggiato una lunga e sanguinosa contro i conquistadores spagnoli. Mujica ha pagato, assieme a molti compagni, la sua ribellione con quattordici anni di carcere e torture.
Oggi Il suo vivere spartanamente da presidente della sua nazione gli appare cosa scontata: “Yo no soy pobre, Yo soy sobrio” usa dire d’abitudine. Una formidabile coerenza con lo stato del mondo costituito più di poveri che di ricchi. I fasti della sua carica altrove dispiegati (basti pensare all’enormità delle spese per la presidenza della Repubblica che Napolitano si ostina a voler mantenere) Mujica li ritiene un semplice e incongruo retaggio del Medio Evo. Filosofo di formazione, cita volentieri Seneca, Diogene…Diogene già, colui che ricevette Alessandro Magno e i suoi dignitari sulla soglia del suo poverissimo ricovero, pare fosse una botte. Alessandro che gli veniva promettendo tutto e di più, una personalità così grande. Al gentile rifiuto di Diogene sul presupposto che nessuno fa niente per niente, per cui lui non si sarebbe più sentito libero, Alessandro deluso rispose:
- Ma allora non possiamo proprio fare niente per te…..
- Certamente Alessandro, ero qui seduto al sole per scaldarmi un poco dal freddo della notte, basta che vi facciate un poco più in là…


Fonte : www.ilcambiamento.it


giovedì 12 dicembre 2013

Renzi, Grillo e la politica della responsabilità


Alessio Postiglione






Giornalista e politologo

Renzi, almeno al parole, segna un cambio di paradigma significativo. Dalla deresponsabilizzazione all'assunzione di responsabilità; dal dare la colpa agli altri al cercare di cambiare le cose in prima persona.
Ovviamente, siamo nella fase delle buone intenzioni e dovremo aspettare per giudicarlo.
Ad oggi, abbiamo una buona segreteria, tendenzialmente di rottura e di qualità. Non mandarini e burocrati, ma gente impegnata nel partito, senza essere partitocrati.
L'aspetto più importante della narrazione di Renzi, soprattutto se e quando diventerà azione, è coinvolgere tutto il paese in una trasformazione necessaria per rimanere o, meglio, tornare a essere, uno dei più grandi paesi del mondo: e farsi invitare nuovamente dal G8. Troppo facile, infatti, accusare, come fanno i Forconi e Grillo, gli altri e la politica, in particolare.
La politica rappresenta certamente un caso eclatante di risorse economiche non adeguatamente ottimizzate e sarebbe ingenuo ritenere che esista una maggioranza, nel ceto politico, realmente disposta a rinunziare a partecipate lottizzate dove piazzare gli amici degli amici.
Basta scoprire il nuovo inganno architettato da alcuni consigli regionali per non diminuire, anzi aumentare, i guadagni dei consiglieri, come denunciato ottimamente da Perotti.
Eppure, se il paese va a rotoli, la colpa non è solo della politica. La colpa è di tutti noi cittadini: di quanti vivono di protezioni e clientele, di furbizie e sotterfugi. 
Con Renzi la politica, forse, può cambiare. Ma, mi chiedo: siamo disponibili a cambiare anche noi?
A cambiare noi avvocati che viviamo di contenziosi gonfiati ad arte e che gravano sulla collettività?
A cambiare noi notai, tassisti e farmacisti, che scarichiamo sulla collettività i costi di una corporazione con licenze-ingresso bloccate? 
Noi commercialisti che viviamo di rendicontazione di progetti europei che esistono solo sulla carta?
Noi medici che non prescriviamo i generici ma il farmaco di chi ci manda ai convegni a Dubai?
Noi giornalisti che viviamo di finanziamenti pubblici? Noi burocrati che facciamo carriera grazie al sindacato e che difendiamo mille uffici e procedure, i cui costi gravano sulla collettività?
Noi professori che abbiamo fatto aprire università sul pizzo della montagna, solo per piazzare i nostri figliocci?
Noi imprenditori, certamente vessati da uno Stato inefficiente, ma corresponsabili quando paghiamo a nero o facciamo firmare in bianco alle lavoratrici le dimissioni in caso di gravidanza?
Insomma, troppo facile dare le colpe agli altri, quando in Italia una certa mentalità opera dal Nord al Sud e in tutti gli strati sociali. Non a caso Renzi ha puntato il dito su di un certo sindacato e sul sistema delle sovraintendenze che, fra veti e dinieghi, bloccano il paese. Perché il sindacato o la burocrazia siamo noi: è l'Italia. E' la mentalità dei nostri uffici e il sostrato della nostra idea di lavoro.
E il problema non sono i sindacati o gli uffici pubblici in sé, ma quella mentalità opportunistica che spesso ci anima e che ha nutrito quei politici fannulloni a cui ora diamo la colpa, ma a cui precedentemente abbiamo raccomandato i nostri nipoti.
Il meccanismo che innesca Grillo, invece, è l'opposto: mondare dalle proprie colpe e identificare, in modo manicheo, il male negli altri. Come se i grillini appartenessero a un'altra genia e non fossero, come diceva Nietzsche, tutti umani, troppo umani: con vizi e virtù.
Mentre il liberale, kantianamente, sa che l'Uomo è un legno storto e si predispone di buzzo buono per creare un sistema di leggi e regole che disincentivino i comportamenti egoistici, per premiare i meriti.
Per questo, sono d'accordo con Ocone, che al nostro paese serva una rivoluzione liberale, ma che sia gobettiana, a sinistra e non liberista.
Non ci serve uno spostamento a destra o invocare l'egoismo antropologico universale. Ci occorre, invece, un umanesimo della responsabilità; affinché tutti, dai politici agli operai, ragionino in quanto cittadini liberi e non asserviti a convenienze, tessere, parrocchie e caste varie.
Questo significa rottamare chi ha governato e fallito e non mandarlo a svernare a Bruxelles.
Questo significa rottamare se stessi se non si riuscirà nell'iniziativa. 
Renzi ne è consapevole?

Alessio Postiglione

Fonte : www.huffingtonpost.com

lunedì 11 novembre 2013

La favola meravigliosamente triste del nostro sindaco De Blasio


11 novembre 2013

italy




La storia del nuovo sindaco di New York, Bill De Blasio, mi riempie d'orgoglio. Come Italiano, come democratico e come meridionale. Bill è un italo-americano che è partito dal basso, da Brooklyn, e ha sempre lottato per i diritti civili; figlio di una emigrante, originaria di un piccolo paesino del Sannio, Sant'Agata de' Goti. La storia della sua famiglia dimostra che, in un un Paese che riconosce i tuoi meriti, non importa da quale profondo Sud o classe sociale o etnia tu provenga, se vali, puoi farcela.
Sono felice e orgoglioso ma anche amareggiato. Amareggiato perché resta il fatto che la madre di De Blasio è dovuta emigrare per cercare fortuna all'estero. Se fosse rimasta in Italia, con tutta probabilità, non avrebbe potuto costruire per Bill un futuro così brillante. Perché, come donna povera del Sud, non avrebbe mai avuto la possibilità di mettere a frutto i talenti del figlio.
Bill, nato in Italia, sarebbe stato un disoccupato o tutt'al più un semplice avvocato di qualche cooperativa sociale che opera nel settore dei diritti civili; senza un soldo o in attesa perenne di ricevere quei fondi che, in Italia, nel privato sociale, non arrivano mai.
Bill non appartiene ai circoli che contano: agli amici degli amici, alle lobby, alla "New York bene". Non è parte di quella aristocrazia che in America chiamano Wasp, i bianchi protestanti di origine britannica. Bill ha sposato un'altra attivista dei diritti civili, proveniente da una minoranza ancora più svantaggiata: gli africani-americani. Eppure, insieme, perché valgono, ce l'hanno fatta. Mi amareggia pensare che, in Italia, la moglie di Bill non avrebbe avuto neppure la cittadinanza.
La famiglia De Blasio non sarebbe mai nata e non sarebbero mai nati i figli Dante e Chiara, i veri artefici della campagna elettorale del padre. Dante e Chiara sono i maghi del web che, tramite Facebook e Twitter, hanno conquistato al padre tanti "follower" che sono diventate sonanti preferenze elettorali. Mi domando: quando, anche in Italia, potrà diventare sindaco il figlio di un migrante?
Ecco, mi amareggia che quello che si può fare in America, non lo possano fare, in Italia, neanche gli italiani. Per questo, è tempo di costruire veramente un Paese democratico, plurale e solidale. Un Paese che permetta a tutti di prendere l'ascensore sociale, non importa chi conosci o "a chi appartieni". Un Paese che ti premi per le tue competenze e non per le tue conoscenze. Che tu sia bianco, nero, giallo o terùn. Un Paese che dia la chance a tutti, donne e uomini, ragazzi e ragazze, ma che non si dimentichi degli anziani.Il nostro Bill ancora deve arrivare. Ma il Partito democratico che ho in mente può essere lo strumento per costruire oggi, insieme, questo futuro di opportunità.

Gianni Pittella


Fonte : www.huffingtonpost.it

mercoledì 18 settembre 2013

Quando scendevamo via Posillipo…


di  Attilio Stolder

Un giovanotto degli anni 50/60 di media borghesia (quindi di famiglia non necessariamente benestante economicamente, ma solo fortunata a essere napoletana, residente in quella zona e di valori fortunatamente radicati in una sana napoletanità, nella consapevolezza d’esser nati e vivere in luogo baciato dal Signore) di quegli anni, posillipino, nato e cresciuto in quella zona, in un periodo autunnale o meglio post vacanziero, aveva di solito un look consolidato. Un pantalone chiaro da risvolti approssimativi e non definiti – di memoria marinara -, dei mocassini spesso senza calze, un maglione a “V” soffice e leggero, quasi sempre azzurro cielo e una camicia bianca dal collo spianato, aperto. Entrambi, maglione e camicia, tirati su agli avambracci prima dei gomiti. Era un vestire calibrato alla temperatura, perché l’accenno d’autunno era costantemente fresco, ma con un ancora bel sole e la rinuncia alle calze era un voler restare legati all’estate da poco passata, al mare, a qualcosa difficilmente accantonabile. Ora quel periodo dell’anno è un rebus…può essere ancora caldissimo o di poco programmabili giornate quasi fredde. Non era così…poi cambiò come tante cose dagli anni 70/80 in avanti. Se quel giovane era come me, con reminescenze ereditarie normanne (molto presenti al Sud, anche in Sicilia) o, addirittura come nel mio caso, con un papà di lontane origini trentine pur se di famiglia trapiantata a Napoli da prima della tanto deprecata unità….bè allora quel giovane assumeva un aspetto singolare : sorriso aperto, occhio azzurro in perfetto pan dan (si dice così?) col maglione, e capello biondo ondulato, semi lungo, bruciato dal sole e dal mare d’una estate troppo precocemente trascorsa! Riuscite a immaginarlo? E uno così avendo a disposizione quella strada spettacolosa fatta di curve, palazzi e case
meravigliose alla sua sinistra e un panorama mozzafiato alla sua destra con mare, spiaggie, anfratti, giardini che scendevano appunto verso il mare, cosa poteva fare se non godersi una bella passeggiata (di mattina inoltrata o prima dell’imbrunire) scendendo da Posillipo verso Mergellina? Le ragioni potevano essere più d’una : puro “cazzeggio”, recarsi alla suddetta zona di Mergellina per sostare ai famosi chalet per il rituale d’un caffè o aperitivo, o a un Circolo tipo l’omonimo Posillipo, dove incontrare amici, tentare l’ennesimo bagno, e/o allenarsi a qualche sport legato al mare : canottaggio, nuoto, vela, pallanuoto….tutti nella tradizione napoletana, e specificatamente posillipina, ai quali erano (e lo sono ancora in parte) dediti i giovani virgulti là residenti. Pochi pullmann (così si diceva e non bus come oggi), auto manco a parlarne…quasi una rarità, e in compenso qualche lambretta o le prime vespe per i più fortunati.

In assenza di ciò il mezzo più in uso era la “pedicolare”, ovvero scendere a piedi e senza ansie. Sembra, me ne rendo conto, il quadro della bella vita, di chi ha finanze disponibili con faciltà e quindi il tutto troppo nostalgico, irreale e irriguardoso verso i meno abbienti. Ma così non era. Le ansie o le depressioni erano sintomatologie quasi sconosciute; si era ovvio in un’età dove programmare il futuro e il lavoro che avresti dovuto intraprendere, ma un senso d’ottimismo diffuso in quegli anni, il buon umore e il disincanto napoletano e per giunta d’un posillipino t’aiutavano, anzi t’indirizzavano ad esser così : le cose si sarebbero in qualche modo sistemate, vivevi in un bel posto, tutto era in crescita…meglio godersi quei giorni e quei posti! Penne di sicuro di ben altra qualità della mia, come un Raffaele Di Capria, hanno raccontato quei luoghi, quell’umore, la famosa “bella giornata” da lui magistralmente descritta, un dandysmo fatto appunto di quasi zero soldi, ma di propensione a ciò che ho sopra illustrato, pur se con una velata vena amara che solo uno scrittore di così tanto spessore può cogliere e riportare in romanzi come “Ferito a morte”. Ebbene quel mondo non c’è più, non esistono le condizioni sociali perché ci sia, poco è rimasto di quel “tutto”  se non il luogo e la sua ancora forte magìa. I nuovi ricchi arroganti e col dio denaro e le “griffe” al primo posto si sono impadroniti del posto. Il ricordo però ci è concesso, e non è solo cruda nostalgia, ma coscienza di valori e approccio alla vita, alle cose, ai luoghi, da memorizzare almeno come insegnamento, riflessione e, rivedute e corrette, possibili e praticabili riproposizioni.


Attilio  Stolder

lunedì 9 settembre 2013

Meridionalista, Solidale, e amante della Democrazia, ecco il futuro Presidente e il futuro Sindaco


Riportiamo una riflessione che riteniamo molto valida dei nostri amici del Partito del Sud Puglia coordinati dal giornalista Michele Dell'Edera :

Ecco la nuova tessera del partito del SUD
Ecco la nuova tessera del partito del SUD

Si parla molto di elezioni nazionali, ma quelle Si SSi parla molto di elezioni nazionali, ma quelle che di certo che di certo si stanno avvicinando per molte cSi parla molto di elezioni nazionali, ma quelle che di certo si stanno avvicinando per molte città e regioni, anche molto importanti, sono le elezioni amministrative.ittà e regioni, anche molto importanti, sono le elezioni amministrative.

Spesso il dibattito politico si perde attorno a questioni di schieramento, a questioni personali, a sterili dibattiti sull’agibilità politica (altro modo di dire inesistente fino a qualche mese fa) di questo o di quel personaggio politico.

La politica nazionale, quando va bene, si perde dietro a questioni macroeconomiche e di economia europea o planetaria, mentre le risposte rispetto ai problemi concreti del Paese e, a maggior ragione del Sud, restano lettera morta.

La disoccupazione giovanile e la perdita del lavoro di intere generazioni di italiani del sud, la mancanza di infrastrutture e di servizi di trasporto, un diverso trattamento nel sistema assicurativo rispetto al resto del paese e nel credito alle imprese e alle famiglie, un capacità produttiva del mezzogiorno che si assottiglia ogni giorno di più, le istituzioni che non riescono a difendere, anche qui nella migliore delle ipotesi, i cittadini dall’aggressione della criminalità organizzata, il ricatto lavoro o salute, la connivenza tra le mafie locali e alcune aziende (in maggioranza del nord) per lo sversamento di rifiuti di ogni genere, la mancanza di tutela dell’ambiente, i cittadini considerati meno di sudditi, una terra, come il sud, strategica non considerata nelle mappe dello sviluppo nazionale ed europeo, nessuna ipotesi di sviluppo verso il mediterraneo, un’informazione che continua a dipingere il sud come il peso senza il quale la nazione risorgerebbe, questi e tanti altri temi ci portano a pensare che il Sud, le sue città, le sue regioni hanno bisogno di una svolta.

Questa svolta deve nascere dal basso, da una nuova generazione di Sindaci e di Presidenti di Regione, consapevoli che il Sud ha bisogno, pur nelle diversità, di una politica comune pensata per questi territori e soprattutto di un impegno personale e politico diverso.

Immaginiamo che il prossimo Presidente di Regione, o Sindaco delle nostre città, debba essere innanzitutto “meridionalista”, convinto che il futuro dell’intero paese si costruisca partendo dalla propria terra, facendo ripartire il sud, sostenendo il nostro tessuto produttivo e promuovendo la spinta propulsiva delle nuove generazioni, facendo sistema a sud e lottando in tutte le sedi istituzionali per questo.

Debba essere solidale, ricordare le origini dei popoli del sud nati da un crogiuolo di popoli  giunti da tutto il Mediterraneo e perfettamente amalgamatisi e, proprio per questo, essere sempre pronto all’accoglienza perché consapevole della propria identità e della propria storia di meridionale.

Debba essere amante della Democrazia e rispettoso di una Costituzione non ancora del tutto applicata specialmente nella parte relativa ai diritti di tutti i cittadini italiani ovunque essi risiedano e a prescindere da dove risiedano…

I prossimi sindaci e i prossimi presidenti di regione dovranno essere uomini e donne che amano questo sud e pronti per esso a lavorare e ad agire insieme.

Dovranno essere convinti che tutto questo si può fare… perché si può fare !

Il Partito del Sud appoggerà questi sindaci e presidenti sapendo che questa nuova generazione di amministrazioni del sud non potrà essere né alleati di chi e con chi ha voluto il male del sud (leggasi Lega Nord), né collegati con altri partiti collegati in qualche modo con loro a livello nazionale.


Il Partito del Sud sarà presente alle prossime elezioni amministrative.

Fonte : Partito del Sud Puglia

venerdì 26 luglio 2013

Rubriche Meridionali ha aderito a SUD PROJECT CAMP


Ecco cos'è Sud Project Camp....

Sud Project Camp, laboratorio aperto nelle piazze del Sud !
GIU 23
Pubblicato da sudprojectcamp
sudprojectcampIl Sud ha bisogno di una coscienza comune, di condividere idee, esperienze e progetti. L’idea di Sud Project Camp è proprio fare questo: far incontrare gli uomini e le donne, i giovani del Sud di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali e creare “un luogo” dove poter: incontrarsi, conoscersi e condividere esperienze.
Siamo convinti che il Sud abbia tante risorse, è giunto il momento di metterle in comune, nasce:

SUD PROJECT CAMP

Laboratorio aperto nelle piazze del Sud !

La costruzione di una coscienza condivisa meridionale, la raccolta di idee e progetti per lo sviluppo del sud, la creazione di una classe dirigente dal basso che possa essere da stimolo e da supporto a tutto ciò che si vorrà mettere in campo per il sud, è questo, e non solo questo, quello che vogliamo fare con il progetto.

L’idea è nata durante i lavori dell’ultimo congresso del Partito del Sud, sarà promossa e gestita dall’associazione di promozione sociale “Stamperia della Società dei Foglianti”, ma è aperta a quanti, singoli cittadini, associazioni, gruppi di opinione, gruppi spontanei, consorzi di produttori e imprenditori, operai, giovani e meno giovani, vogliano creare un unico cartello di incontri da svolgersi su tutto il territorio nazionale.

Il Sud Project Camp sarà realizzato secondo una formula leggera e giovane di incontri, in grado di coinvolgere quante più persone è possibile in ciascuna sua “tappa”.

Le singole tappe del Sud Project Camp si svolgeranno attorno a uno o più temi principali attorno ai quali si stimolerà e favorirà il dibattito, il confronto, la nascita di nuove idee.

Proprio per favorire la nascita di nuove idee o per favorire la conoscenza e la diffusione di quelle idee già nate, in ciascun evento, gli eventi più grandi e strutturati, vedranno la presenza di diversi piccoli workshop o “luoghi delle idee” collaterali dove si discuterà in piccoli gruppi.

Il Sud Projetc Camp avrà una particolare attenzione ai giovani e a chi decide di scommettere sul Sud, avrà degli spazi dedicati all’editoria meridionale, altri dedicati al “compra sud”, altri ancora all’offerta formativa da e per il sud.

Non sarà dimenticato il lavoro, come non sarà dimenticato il rispetto della salute e dell’ambiente, sarà dato spazio alla capacità di autoccupazione  e valore a tutte quelle idee che diventano impresa, attività economica e sociale.

Uno spazio contro ogni possibile infiltrazione mafiosa e contro tutte le forme di delinquenza palese ed occulta.

Ogni anno il Sud Project Camp si concluderà con un evento finale “nazionale” che si terrà in una delle città capoluogo di una regione del Sud.

Per chi fosse interessato: sudprojectcamp@gmail.com

Per chi vuole seguire il progetto, appuntamenti e iniziative : http://sudprojectcamp.wordpress.com – a brevissimo http://www.sudprojectcamp.it

Fonte : sudprojectcamp.it

lunedì 1 luglio 2013

L'APPELLO DI PADRE PATRICIELLO


Scrivete al ministro Lorenzin. Scrivete tutti. Medici e genitori dei bambini morti di cancro e leucemia. Figli che troppo presto hanno dovuto piangere i loro genitori. Vi prego però di non offendere, non serve a niente. Stiamo solo chiedendo i nostri diritti. I diritti che ogni italiano, compreso lei, ha dalla Costituzione. Lei faccia solo il suo dovere. Senza negligenze e senza ipocrisia. E' un ministro della nostra Repubblica. Dunque al servizio del popolo sovrano. Noi attendiamo ancora una sua risposta. 

Padre Maurizio PATRICIELLO

Fonte : Padre Maurizio Patriciello

mercoledì 12 giugno 2013

LA GALASSIA MERIDIONALISTA


di  Alfredo Polito

Questa non vuol essere una graduatoria di merito, giudizi e/o opinioni, che pur avendo non intendiamo perseguire. Ha l’intento di voler essere soltanto una radiografia, uno screening dell’esistente dell’attuale movimentismo meridionalista.
Ci arroghiamo unicamente di citare subito come fruitori impropri del termine Sud sullo scenario politico e quindi d’escludere a priori, i vari Grande Sud, Noi Sud, Io Sud, Lega Sud, dei vari Miccichè, Poli Bortone, Scotti, Vestuto, che, da vecchie volpi politiche dello scenario della Destra italiana, cavalcano opportunisticamente e strumentalmente il disagio meridionale e l’esigenza di rivalsa delle genti del Sud Italia.
Iniziamo dal versante dedito alla sola operazione culturale di revisionismo storico e battaglia per la diffusione della memoria storica, costituito dal Movimento Neoborbonico e dai Comitati Due Sicilie :

MOVIMENTO NEOBORBONICO : di sicuro il primo e più anziano dei movimenti, retto da una presidenza immutata del prof. Gennaro De Crescenzo. Tanti convegni, manifestazioni, una forte e ovvia propensione e rapporti con la casa reale di Borbone e l’erede Principe Carlo. Al di là delle dichiarazioni, una palese vicinanza all’idea monarchica e alle rivendicazioni legittimiste. Nessuna volontà palesata di impegno politico e scarsa propensione al dialogo con altre formazioni.
Sede   : Napoli - Operatività : essenzialmente Napoli e luoghi della storia del Sud; 
Orientamento e provenienza iscritti :  Centrodestra, Destra.


COMITATI DUE SICILIE : nato da una costola del Movimento Neoborbonico, con cui ha recuperato il rapporto nel tempo. Da sempre con alla presidenza Fiore Marro. Attività d’eventi, commemorazioni, convegni, simile al Movimento Neoborbonico. Alcuni rappresentanti in qualche regione al di là di quella campana. Più disponibili al dialogo con altri movimenti con alcuni tentativi di alleanze non decollate, un po’ meno legati all’idea monarchica e aperti, pur se con molta cautela, ad ipotesi politiche.                                                                                                                         
Sede : S. Nicola alla strada (Ce)  -  Operatività : Caserta e luoghi della Storia del Sud;                     
Orientamento e provenienza iscritti : tra il Centrodestra e l’area socialista.

Proseguiamo con gli altri :


PARTITO DEL SUD : unico a palesare la scelta d’operatività politica e il posizionamento netto nell’area progressista. Fondato, retto come segreteria e attuale presidenza onoraria dal noto ricercatore e autore di alcuni testi Antonio Ciano. Segreteria di Beppe De Santis, poi di Andrea Balìa e Natale Cuccurese, ed oggi di Natale Cuccurese. Varie esperienze in elezioni, tra cui quella significativa in coalizione con Luigi de Magistris sindaco di Napoli. Rapporti in essere con la giunta napoletana (con A. Balìa in Commissione Toponomastica al Comune di Napoli), rapporti e alleanze con Arancioni, Verdi, Idv e sinistra in genere.  Alcuni assessori e consiglieri comunali tra Nord e Sud. Tentativo di confluire in aggregazione con altri movimenti in Unione Mediterranea non riuscito e abbandonato. Rapporti con formazioni e associazioni meridionaliste comunque progressiste come Rubriche Meridionali, Meridionalisti di Sinistra, Partito Socialista dei Siciliani e di buon dialogo con i Comitati Due Sicilie. Con sedi e iscritti in 12 regioni.                                                                
Sede : Gaeta (Lt) – Operatività :  in particolare Napoli, Roma, Nord Est, Puglia, Calabria, Sicilia.        Orientamento e provenienza iscritti : Sinistra, Centrosinistra, e area moderata.

INSORGENZA CIVILE :  formazione che si connota da sempre con la presidenza di Nando Dicè, ultimamente coadiuvato alla segreteria da Lucilla Parlato. Alcune esperienze elettive e di alleanze non proficue con altri movimenti. Movimento molto “di piazza” con manifestazioni, cortei, manifesti, per battaglie civiche e di stampo meridionalista. Temi economici, al di là delle parole d’equidistanza, mutuati dall’eredità di destra. Discreta rappresentanza giovanile, e rapporto duro e di forte contestazione con le istituzioni. Alcune presenze e rappresentanze in altre regioni, oltre quella campana. Partecipi ad alcuni eventi commemorativi, e una volontà politica dichiaratamente alternativa.                                                     
Sede : Napoli – Operatività :  Napoli e convegni e eventi in luoghi storici del Sud.
Orientamento e provenienza iscritti : Destra.

UNIONE MEDITERRANEA : alcuni mesi di vita. Retto al momento nella segreteria dal suo propugnatore, il giornalista e autore di testi economici Marco Esposito. Formalizzeranno a fine Giugno 2013 in un congresso costitutivo la loro struttura, dopo quello fondativo di Novembre 2012. Alcune immediate defezioni di movimenti e singoli hanno determinato un travagliato parto. Si profila, abbandonando l’idea iniziale aggregativa di diversi movimenti, come un nuovo movimento, con vocazione indipendentista sempre più palesata, e con la coraggiosa volontà d’accogliere anime diversificate del meridionalismo, posponendo l’eventuale scelta d’un posizionamento o predilezione verso una delle aree politiche storiche di riferimento. Vocazione a prefigurarsi come soggetto politico.
Sede : Napoli – Operatività : Napoli e da definire
Orientamento e provenienza iscritti : Centrosinistra, Centro, Centrodestra, Destra;

Altri movimenti di minor impatto compongono la galassia meridionalista, tra cui :



PER IL SUD : partito/movimento di propensione nei fatti centrista, con sede a Milano e alcune rappresentanze in qualche diversa regione. Promotori della battaglia contro il Museo Lombroso di Torino. Da sempre alla segreteria Domenico Iannantuoni.







L’ALTRO SUD : movimento principalmente di riflessione e analisi politica. Due esperienze elettive per Provincia e Regione in Campania. Da sempre con Antonio Gentile alla presidenza. Abbastanza isolato e fuori da rapporti con altri. Presenza e propositività non continua, principalmente su Napoli, con collocazione nell’ambito dell’area di Centrosinistra. 


                                        
INSIEME PER LA RINASCITA  : Associazione giovanile (per statuto non oltre i 25 anni!) legalitaria e meridionalista. Presidenza onoraria di Salvatore Borsellino (fratello del noto ex magistrato Paolo) e segretario attuale Alessandro Amitrano. Attori e partecipi di molte iniziative per la legalità, l’antiracket, ecc. e di condivisione a eventi sulla storia del Sud. Disponibili al dialogo, al momento con alcuni loro rappresentanti coinvolti nel progetto di Unione Mediterranea. Di provenienza e cultura di centrodestra e di centro, operano in primis su Napoli.


ITALIA PRIMA : provenienza e collocazione in Puglia, con alla presidenza da sempre Lillino Ladisa. Diversi tentativi di alleanze, confederazioni, ecc… non proficui. Pur se di provenienze diversificate, nei fatti propensione all’area di Centrodestra; molto dediti a commemorazioni e presenze a convegni per il Sud in vari luoghi del Meridione. Propensi a tentativi elettivi.







FLN (Fronte Liberazione Napolitania) : provenienti da altre formazioni. Indipendentisti convinti. Rappresentanza diversificata nella provenienza, prevalente di Centrodestra. Collocazione in città diverse, alternativi alle istituzioni italiane. Presidente : Antonio Iannaccone.





MOVIMENTO MERIDIONALE : fondato in Calabria diversi anni fa dall’ex magistrato Francesco Tassone (amico di Nicola Zitara). Di provenienza di Sinistra, e tra i promotori degli storici “Quaderni Calabresi”. Dopo lungo periodo di inattività tornano, sempre con la presidenza di Tassone ma con l’impegno di Osvaldo Balestrieri, a riproporsi. Tentativi aggregativi e di dialogo, legati a un’ipotesi di Sud autonomo e alternativo al governo italiano.






MERIDIONALISTI DEMOCRATICI : Nati da un anno circa da una costola del Partito del Sud. Presenti solo in Campania, più che altro nella zona flegrea (vicino Napoli) e nell'area beneventana. Prevalentemente di Centro come posizionamento, pur se d'estrazioni diversificate, con alcuni esponenti partecipi al progetto d'Unione Mediterranea.





RUBRICHE MERIDIONALI : Associazione Culturale di riflessione, analisi e proposta politica di collocazione progressista. Provenienza di Sinistra di tutti i soci. Attiva in primis col suo blog. Retta da un Comitato di Soci Promotori e Fondatori, tra cui Giacomo Savarese e Amalia Spanò, e aperta alla collaborazione editoriale esterna di altri meridionalisti. Buoni rapporti con il Partito del Sud e tutte le esperienze progressiste.

Inoltre vi sono alcuni movimenti indipendentisti e sicilianisti, tra cui il M.I.S., che si battono in primis per la piena autonomia e indipendenza della Sicilia.


da ricordare l'ORDINE COSTANTINIANO, probabilmente il più antico ordine cavalleresco rifacentesi addirittura a Costantino, riconosciuto dalla Presidenza della Repubblica e retto falla famiglia reale di Borbone. Oltre all'attività di beneficenza è impegnato nella conservazione e divulgazione della memoria storica del Sud. Più di alcuni meridionalisti (anche tra i movimenti citati) sono annoverati come Cavalieri o nel grado di Grazia per nobili discendenze o in quello dei Meriti, principalmente assegnato per l'impegno profuso per la salvaguardia e la diffusione della memoria storica del Sud.

Esistono poi strumenti e iniziative a supporto dell’idea meridionalista :

Internet e Facebook : quasi tutti i movimenti hanno siti e blog consultabili, e sono presenti su face book con gruppi specifici. Da segnalare il movimento V.A.N.T.O. (di vicinanza neoborbonica) con un suo blog e un gruppo Fb e il gruppo BRIGANTI (di collocazione trasversale) su fb, molto attivi.

Magazine : “il Brigante” (Centrodestra/Destra), anche sito online, e “il Giornale del Sud” (Centro, Centrodestra) con pubblicazioni mensili;

Editoria : diversi scrittori come Pino Aprile, Gigi Di Fiore, Lino Patruno, Marco Esposito, e il compianto Nicola Zitara (quasi tutti di provenienza progressista) sono autori di testi diventati veri strumenti di supporto e di convegni e presentazioni sulla verità storica e d’analisi economica. 

Alfredo Polito

sabato 8 giugno 2013

mercoledì 29 maggio 2013

Omaggio e ricordo di Enrico Cajati grande pittore napoletano !



Omaggio e colorito ricordo da parte di Bruno Pappalardo riguardo Enrico Cajati, grande pittore e personaggio napoletano nato nel 1927 e scomparso nel 2002 :

di Bruno Pappalardo, 28.05.2013

Dieci anni, forse più, con lui! Tanti.
Altre volte mi è capitato di ricordarlo e ricordare quanto mi abbia lasciato.
Stavolta è diverso, stavolta, come spesso ci capitava dopo una lunga litigata, vorrei  ridere ancora con lui, come faceva lui, rumorosamente rotondo, chiaro, franco e trascinante. 
Capovolgere il criterio del ricordo, che nel bene e nel male, non è (inevitabilmente) mai vero ma modellato o deformato dal tempo e tendente al giudizio spesso  solo benevole.
Penso ai suoi straordinari pantaloni!

Li tirava su solo quando era assolutamente necessario.
Li teneva giù neppure accorgendosi fossero lì
Erano parte cellulare del suo corpo non dei suoi abiti.
I pantaloni stavano  a Cajati come una madre ad un proprio figlio.
Valeva lo stesso per il foulard al collo.
I pantaloni erano solo sporchi di pittura e pò di polvere perenne sottratta dai due “atelier”  in cui lavorava. La polvere non si adagiava sulle cose, come generalmente si crede, ma evolveva mentre cadeva, si rigenerava moltiplicando la propria massa.
Il soffitto, quello dello studietto di Santa Teresa degli Scalzi, un sottoscala buio che dava al suo locale illuminato da un doppio neon,  aveva una naturale cupola bianca che calava negli angoli creando quattro vele triangolari barocche; …era un enorme straordinaria ragnatela, una struttura solida e ingegneristicamente irripetibile  che sormontava la stanzetta curvando tutti gli angoli.  Avvolgeva anche un consapevole piccolo orsacchiotto fulvo resto di momenti felici della sua vita e, in quei tempi, peluche.

Dimenticavo i pantaloni! Erano di stoffa buona. Amava il risvolto esterno, quello dell’alta sartoria dei primi anni del ‘900 e che tecnicamente serviva ad appiombare la caduta delle righe dei calzoni .
Ma quel piombo, a lui, ad Errico non serviva. L’impressione, infatti, era quella di una ammasso eccessivo della lunghezza della stoffa che faceva ensemble, ammassamento sulle scarpe. Ad Errico (non Enrico) piaceva e che riteneva combinasse perfettamente con le scarpe sempre nere, alla francese, ossia sfilanti con punte allungate e lucide.
Era anche determinato da un paio di gambe molto corte ma ciò che mancava in centimetri era direttamente sproporzionato all’altezza  della capacità elaborativa del suo cervello che produceva un inferno di parole e concetti, tra il paradossale e l’estrema logica, tra il recitato e il delirio della battuta, mirata e irresistibile.
Di umile nascita, era attratto dalla monarchia sabauda come per il "Duce" e non sapeva, anche se talvolta reclamava parentele di più antichi titolati, d’essere il più nobile dei napoletani, degli artisti di questa città  e oltre e nonostante un borsone a tracolla che denunciava un disordine economico e rozzezza,  mai ho conosciuto animo più elegante e superbo.
Ciao Errico, spero sempre che tu mi segui sempre e se puoi,  quando hai tempo ,…damme na mano!
L’amico tuo Bruno
(…‘o comunista ‘e ‘mmerda)

Bruno Pappalardo

Descrizione sublime. Io lo conoscevo e frequentavo (un pò meno di Bruno ad onor del vero) ed era tutto proprio come scrive Bruno. Ci aggiungerei il capello incolto ed un costante sudore e affanno forse dovuto alle troppe cose che si portava addosso tra abiti, borse, sciarpe...ed il perenne giornale infilato nella tasca retrostante di quei pantaloni. Incredibilmente anche a me m'appellava con qualcosa di simile riguardo al "comunista"...una persona incredibile, bellissima, col cuore, lo stupore e l'energia d'un bambino. Grandissimo Errico! E grazie Bruno....

Andrea Balìa

venerdì 17 maggio 2013

A proposito del massacro di Bronte...


I fatti di Bronte, noti anche come strage o massacro di Bronte, sono un tragico episodio del Risorgimento avvenuto nell'omonima città, nell'agosto del 1860, quando, in seguito ad una insurrezione popolare, le truppe garibaldine, comandate da Nino Bixio, furono chiamate a ristabilire l'autorità del governo dittatoriale di Garibaldi, compiendo degli arresti tra la popolazione civile, ai quali seguì un processo sommario che portò alla condanna a morte, con conseguente esecuzione per fucilazione, di diversi brontesi.


La chiesa davanti a cui Bixio compì il massacro... 

" sulla verità dei fatti gravò la testimonianza della letteratura garibaldina de il complice silenzio di una storiografia che s'avvolgeva nel mito di Garibaldi, dei mille, del popolo siciliano liberato(...). E non è che non si sapesse dell'ingiustizia e della ferocia che contrassegnarono la repressione : ma era come una specie di << scheletro nell'armadio >> : tutti sapevano che c'era, solo non bisognava parlarne, per prudenza, per delicatezza, perchè i panni sporchi, non che lavarsi in famiglia, non si lavano addirittura".

Leonardo Sciascia
dall'introduzione al libro di Benedetto Croce su "Nino Bixio a Bronte" (1963)

mercoledì 15 maggio 2013

Dati SVIMEZ....il dramma del Sud!



Lavoro : Svimez,-300.000 posti Sud da 2008
la meta' posti persi e' nell'industria

Lavoro:Svimez,-300.000 posti Sud da 2008
(ANSA) - ROMA, 9 MAG - Negli ultimi quattro anni nel Mezzogiorno si sono persi oltre 300.000 posti di lavoro, il 59% dei posti persi nell'intero territorio nazionale: lo sottolinea lo Svimez che ha elaborato i dati Istat tra il 2008 e il 2012 precisando che il 59,5% delle perdite complessive si e' registrato in un'area che occupa solo il 27% degli occupati nel Paese. Quasi la meta' dei posti di lavoro persi (141.000 su 301.270) erano nell'industria.

Fonte : Ansa.it

sabato 4 maggio 2013

Orfani di patria



Orfani di patria

Fu una delle più grandi ondate migratorie di tutti i
tempi: alle popolazioni meridionali, sconfitte e
colonizzate altro non rimaneva che battere la via
dell’oceano: “Partetemmo pè mmare, eravamo
sciumme!” [partimmo per mare ed eravamo un
fiume]: i porti di Napoli e Palermo diventarono i più
grandi centri di espatrio dei meridionali (Genova lo fu
per gli emigranti settentrionali).
Pasquale D’Angelo così descriveva il suo commiato
dalla madre “ :

Mi gettò le braccia al collo singhiozzando e mi strinse a sè. Serrato nel buio di quell’abbraccio stretto, chiusi gli occhi e piansi. Piangevamo entrambi, fermi sui gradini, ed ella mi baciava e ribaciava le labbra. Sentivo le sue lacrime calde irrigarmi il volto. “Tornerò presto”, le dicevo singhiozzando “Tornerò presto”
Ma non fu così. I timori della mamma presagivano la verità. Non ritornai mai più. Mi strinse ancora fra le braccia,quasi volesse farmi addormentare sul suo petto. E tornò a baciarmi.
Così rimanemmo a lungo finchè su di noi discese una gran pace”

Tratto da: Gli emigranti vittoriosi, Mondadori, Milano, 1972

su concessione di Rosanna Gadaleta (Responsabile Segreteria Organizzativa e Commissione Web e Comunicazione del Partito del Sud)

giovedì 2 maggio 2013

Dal nostro inviato di Rubriche Meridionali al IV Congresso del PdelSUD Arch. Bruno Pappalardo 28.04. 2013


28.04. 2013


Che dire, fossero tutti così i congressi politici apparirebbero dei consorzi conviviali,  non fosse per quello che s’intende letteralmente ma per la naturalezza, la spontaneità, per un forte e amichevole e conversevole confronto. Insomma nulla della serie “te la canti e te la suoni” come nelle altre adunanze. E’ vero, quasi tutti i congressi si somigliano ma non quello del 27 Aprile all’Hotel Golden Tulip Bellambriana a Roma del Partito del Sud. 
Gli altri hanno una precisa liturgia: una maggioranza fissa che applaude  qualunque cosa si dica e che parte dal fondo ma poi infiacca proseguendo verso il palco,  una piccola porzione di individui che critici, intervengono inizialmente come intemerati guerrieri, ma poi, al microfonino  incollettato di rosso,  dimostrano di non essere tanto arditi ed, infine, le prime due file, occupate da dignitari e pezzi grossi, ingaggiati apposta per immolarsi ad una fissa inespressività convenuta per telecamere e fotografi. 
Bene, il IV Congresso del Partito del Sud  si è contraddistinto, al contrario, dall’essere lontanissimo dal enfatico e insipido solito teatrino di eloquenze ridondanti e precostituite. Ha inseguito uno autentico dibattito tra amici e dove, dal tavolo dei dimissionari dirigenti e collaboratori, nasceva, volgendosi alla sala, il porgere sempre l’incessante e caparbia domanda: quale il nostro tracciato, quale la nostra strada, quali i valori e principi a cui riferirsi? Instancabile sempre la stessa risposta, mescolata in tutte le salse ed interventi, … progressisti, essere “ unitari e progressisti” 

Bruno Pappalardo