ASSOCIAZIONE CULTURALE MERIDIONALISTA - PROGRESSISTA

Critica - Analisi - Riflessioni - Editoria - Proposte - Politica

martedì 27 novembre 2012

Comunicato



del Comitato dei Soci Promotori e Fondatori di RUBRICHE MERIDIONALI

Sabato 24 Novembre u.s. c/o la Stazione Marittima di Napoli, con la partecipazione in sala di oltre 500 persone e di circa 200 via web, s’è costituito il nuovo movimento meridionalista “UNIONE MEDITERRANEA”, in cui sono confluiti movimenti e associazioni, nonché tanti cittadini indipendenti, che avevano aderito l’8 Settembre a Bari per l’appello a Pino Aprile
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In quella occasione si chiedeva a Pino Aprile, un po’ provocatoriamente per coinvolgerlo il più possibile e perché facesse col suo carisma e notorietà da cassa di risonanza, di mettersi a capo d’un nuovo soggetto politico a difesa del Sud da andare a costituire. Lo scrittore, dopo attenta riflessione da lui dichiarata, affermava che riteneva di poter essere più utile facendo il suo mestiere di giornalista/scrittore decidendo di adoperarsi per fondare un quotidiano politico che desse voce al Sud. Invitava tra l’altro “gli uomini ordinari a fare cose straordinarie”, ovvero a fondare comunque un movimento per perorare le ragioni del meridione e sostenerne il suo riscatto.

Così è stato, e Sabato 24 Novembre, in quel di Napoli, è nata “UNIONE MEDITERRANEA”, con la guida del giornalista e meridionalista (nonché Assessore allo Sviluppo e commercio del Comune di Napoli) Marco Esposito, alla presenza di illustri ospiti come Luigi de Magistris, lo stesso Pino Aprile, i cantautori Eugenio Bennato e Mimmo Cavallo, con i saluti inviati da Michele Emiliano e dal Vice Presidente del Parlamento Europeo Gianni Pittella. S’è scelto il nome e, discussi tutti gli emendamenti, definita la Carta dei principi, con regolari votazioni. Si è costituito il Comitato provvisorio di 44 persone, di cui 22 indipendenti e 22 (in quota proporzionale secondo la quantità di registrazioni/adesioni) rappresentanti tra i movimenti e associazioni aderenti già da Bari : ovvero 8 per il Partito del Sud, 3 per Riprendiamoci Caserta, 3 per Insieme per la Rinascita, 2 per Per il Sud, 1 per Rubriche Meridionali, 1 per V.a.n.t.o., 1 per Due Sicilie Sviluppo, 1 per Parlamento Due Sicilie, 1 per Nazionale Due Sicilie, 1 per A.i.p.a. (Associazione Imprenditori Partenopei). A breve verranno scelti Presidente, Portavoce, Coordinatore/Segretario e Tesoriere. Dopodichè partiranno i lavori per lo Statuto, il Programma e le attività politiche
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Noi siamo una Fondazione, che nel suo statuto prevede anche (tra gli altri punti) l’eventuale attività politica. La cosa ci fu segnalata da 2 nostri iscritti : Andrea Balìa e Bruno Pappalardo. Il nostro Comitato dei Soci Promotori e Fondatori si riunì e trovò l’iniziativa degna di nota e condivisibile. Abbiamo aderito e partecipato già da Bari e siamo felici che Bruno Pappalardo sia tra i 44 della prim’ora in nostra rappresentanza, e che Andrea Balìa lo sia direttamente come rappresentante del Partito del Sud, di cui è co/segretario, così come Giovanni Cutolo (altro nostro iscritto) che ne è membro del CDN. Seguiremo con attenzione i lavori e gli sviluppi e daremo il contributo possibile relativamente alla nostra Fondazione.
I migliori auguri ad UNIONE MEDITERRANEA, al Sud, e a noi tutti impegnati per la verità, il riscatto, e la progettualità politica che il nostro territorio merita e reclama.

Il Comitato dei Soci Promotori e Fondatori di RUBRICHE MERIDIONALI

La qualità della vita


di Erri de Luca


‎"ll Sole 24 ore pubblica una statistica sulla qualità della vita secondo la quale Napoli è al penultimo posto. Ignoro i criteri di valutazione ma dubito che siano adeguati allo scopo. C’è qualità di vita in una città che vive anche di notte, con bar, negozi, locali aperti e frequentati, a differenza di molte città che alle nove di sera sono deserte senza coprifuoco. Considero qualità della vita poter mangiare ovunque cose squisite e semplici a prezzi bassi, che altrove sarebbero irreali. Considero qualità della vita il mare che si aggira nella stanza del golfo tra Capri, Sorrento e Posillipo. Considero qualità della vita il vento che spazza il golfo dai quattro punti cardinali e fa l’aria leggera. Considero qualità della vita l’eccellenza del caffè napoletano e della pizza. Considero qualità di vita la cortesia e il sorriso entrando in un negozio, la musica per strada. Considero qualità della vita la storia che affiora dappertutto. Considero qualità della vita la geografia che consola a prima vista, e considero qualità della vita l’ironia diffusa che permette di accogliere queste graduatorie con un “Ma faciteme ‘o piacere”.
Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare."

Erri de Luca

venerdì 9 novembre 2012

L'esorcista napoletano


di Bruno Pappalardo 27.10.2012

Ernesto De Martino , antropologo ed etnologo, nonché storico delle religioni, massima personalità nel campo ma a livello internazionale , spiegò molto bene il rapporto tra “magia e “razionalità” ne colse l’essenza e spiegò la funzione del magico nel Sud superando di gran lunga le teorie di Levy-Bruhl e M. Mauss, argomentando che magie e ragione  hanno sempre svolto una funzione contigua, ovverosia sono stati strumenti di forme protettive.

L’irrazionalità della magia, mitologia, e religione  appartengono alla Metastoria. Questa permette  l’uomo, quando  assalito dalla negatività (Storia del naturale) di non naufragare perché egli sa che esiste un ordine superiore che lo protegge e quella negatività viene del tutto assorbita,  annullata, insomma questa diventa un  vero e proprio luogo di sicurezza. La razionalità, ha la stessa funzione: dogmi, forme e regole che configurano un ordine esattamente come la magia. Anche se sorta nella civiltà moderna, il razionalismo, risulta incongruo  creare un’opposizione tra i vari fattori. Infatti, si misura con il consenso che riscuote. Insomma dove c’è il consenso sulla “Ragione” la ragione funziona. Dove c’è consenso della Magia, allora, la magia funziona. Ciò significa che le pratiche magiche come quelle della ragione,  sono leggibili solo se  storicizzate, quindi  “ se inserita in quella civiltà, in quell’epoca e in quell’ambiente storico dove la comunità condivide quella mitologia o quella religione o quella ragione.  Ebbene, è proprio la condivisione con la comunità  che rende valevoli queste assumendo efficienza. 
La razionalità, non è mai l’alternativa alla magia ma n’è l’evoluzione. Ha origine nel pensiero greco e nella predizione evangelica, nel passaggio tra la magia demonologica a quella naturale del Rinascimento, dalla polemica protestante contro il ritualismo cattolico, alla fondazione delle scienze della natura e dei loro metodi. L’illuminismo, fede cieca nella ragione umana riformatrice può definirsi “moderna” nella misura in cui ha partecipato a questo processo nel quale siano ancora coinvolti la coscienza delle origini  dei valori culturali, es: (il sangue delle religioni contro gli eretici e streghe) come le tecniche mitico-rituali (es: messe, riti, messe religiose) et cetera che si fanno valere accanto alle tecniche scientifiche con la medesima destinazione umana ed epistemologica della parola e del gesto.
Ebbe forse ragione Raston Saul J. nel sul mitico testo “i Bastardi di Voltaire”- “dittatura della ragione in occidente” a dire nelle prime pagine che : “la ragione è una religione con i suoi dogmi,…nata dall’Illuminismo. Si è rivelata più disastrosa delle religioni che invece intendeva cancellare. Si è introdotta, il dominio della tecnica, confondendo il metodo col contenuto e la struttura con la moralità, …la Ragione vuole risolvere, non riuscendoci, quei problemi  
Beh, sarebbe interessante svolgere le  tematiche appena argomentate ma l’intento era un altro,...ricordarvi un personaggio che circondava pei vicoli, estrema coda palingenetica di quel processo, ossia l’”Incensatore”. Era una figura napoletana anche se si diffuse in tant’altre regioni del meridione. (Calabria, Puglie, Sicilia). Credo sia ancora presente nei nostri ricordi quest’uomo malmesso, un mal’arnese vestito quasi di stracci ma dignitoso e stranamente e  generalmente alto. Calzava un cappello;  era un vero utensile. Tutt’intorno conduceva penduli degli amuleti, portafortuna che andavano dal corno allo scartellato, dal ferro di cavallo  alle decine di mano in pugno con l’indice e mignolo sporti e appuntuti. Le  donne mostravano un immediato allarme, altre, invece, lo chiamavano nelle proprie case perché le purificasse. Entrava senza permesso ma nessuno tentava d’allontanarlo. Era immediato e svolgeva un articolato fraseggio ininterrotto che s’interrompeva con una monetina. Era serio nel suo uffizio. Lasciava dondolare un barattolo (‘na buattella ‘e pummarola trasformata in turibolo) che riempiva di incenso e, appena giunto sul posto, lasciava cadere dello zolfo che sprigionava un immediato effetto speciale, una  nuvola odorosa di incenso esattamente come quello originale, quello del chierichetto ch’era però sospeso da tre catene rumorose mentre una quarta reggeva il coperchio. Il nostro, alla ‘buattella  aveva attorcigliato  solo un semplice ferro filato che faceva volteggiare come un potente David.  Il suo sproloquio prodigioso di suoni vocalici, che neppure riuscivi a capire, ma le cui parole avevano le sembianze di arcane formule segrete e magiche  ad uso disinfezione del luogo e le anime delle persone presenti.  Esattamente come nella liturgia religiosa. Questo mixage tra magia- e sacro,  era,  ed è proprio il senso delle teorie demartiniane. Un esorcista del popolino, quello a domicilio, non per uno ma per tanti e decine di quartieri al giorno, quello di seconda mano, un panchinaro del divino, incontro tra iattura, annuncio della salvazione catartica e le pratiche del medico di base nel quartiere.

Era ciò che la gente, tutto sommato voleva. Viveva delle aspirazioni salvifiche di quelle. Era l’onnipresente predizione della Vita-Morte che quell’ inganno rappresentava.  Era la vita che chiedeva un rinvio  ma che    parimenti rivivevano nella Ragione. In una nota  pagina della Storia come pensiero e come azione, Croce ricorda l' ethos dell'opera umana come segno distintivo del vivere rievocando la celebre espressione goethiana «Viva chi vita crea!».E' questa porta al riscatto delle genti meridionali.
a lei stessa ha creato”     

Bruno Pappalardo                                                                                   

sabato 3 novembre 2012

Antonio Gramsci : "Gli indifferenti!"




“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. 

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? 

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. 

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

11 febbraio 1917 - Gramsci Antonio