ASSOCIAZIONE CULTURALE MERIDIONALISTA - PROGRESSISTA

Critica - Analisi - Riflessioni - Editoria - Proposte - Politica

domenica 24 febbraio 2013

L’unica chance di sviluppo per il Sud? Il Sud stesso

di Robert Putnam

"Il Sud è in ritardo non perché i suoi cittadini siano malvagi, ma perché essi sono intrappolati in una struttura sociale e in una cultura politica che rende difficile e addirittura irrazionale la cooperazione e la solidarietà.
Un’efficace riforma politica nel Sud avrà sicuramente una dimensione morale, ma deve aver di mira innanzitutto la trasformazione della società, la sostituzione dei legami verticali di sfruttamento e di dipendenza con quelli orizzontali di reciproco aiuto, collaborazione e fiducia."

Putnam ha compreso quale sia l’unica via d’uscita, la sola possibile, perché il Sud spezzi le catene della propria arretratezza economica e culturale. Sa che la responsabilità secolare della condizione di inferiorità del Meridione è politica, rea di un circolo vizioso che afferma essere controvertibile.

"Dal punto di vista pratico, diventare comunità civica significa incentivare le reti di associazionismo, la vita sociale e aggregativa. Finanche i partiti, se radicati e attivi sul territorio.
Insomma, l’unica arma di cui il Sud dispone, perché celebri la propria rivoluzione culturale e politica, unica chanche di sviluppo e progresso, è il Sud stesso."

Robert Putnam
(sociologo americano e docente di Public Policy ad Harvard)

Fonte : Linkiesta

giovedì 21 febbraio 2013

Intervista a Gigi Di Fiore


Nord? Sud?: “E’ fallito un modello di sviluppo…”

7 febbraio 2013

Luigi Pandolfi


Parliamo di Mezzogiorno con Gigi Di Fiore, giornalista e scrittore. Tra storia e attualità.  Inviato speciale a Il Mattino di Napoli, Di Fiore è autore di diversi libri, tra cui  “Controstoria dell’Unità d’Italia – Fatti e Misfatti del Risorgimento”(Rizzoli, 2007) e L’impero, traffici, storie e segreti dell’occulta e potente mafia dei casalesi(Rizzoli, 2008),  la prima e fino ad oggi unica storia della criminalità organizzata in provincia di Caserta, tra i libri più venduti in Italia per le collane di saggistica.

Gigi di Fiore
L’ ultimo suo lavoro è “Controstoria della Liberazione – Le stragi e i crimini dimenticati degli Alleati nell’Italia del sud”, pubblicato sempre con Rizzoli nell’aprile del 2012.
Il suo ultimo libro affronta un tema per così dire “scomodo”: quello dei crimini commessi dagli Alleati nel Mezzogiorno. Qual è il significato storico – politico di quegli avvenimenti, anche in rapporto all’attuale condizione del Sud?
Ho cercato di raccontare come i diversi modi in cui le due aree dell’Italia, centro-nord e sud, furono liberate dal nazi-fascismo accentuarono, alla ripresa, squilibri obiettivi. Faccio un esempio: il Sud, per i massicci bombardamenti che precedettero lo sbarco anglo-americano, si ritrovò con il 64 per cento dell’apparato industriale distrutto. In più, l’utilizzo delle famigerate Am-lire per le transazioni tra liberatori e popolazione locale scatenò un’inflazione selvaggia nelle regioni meridionali: quei soldi erano carta straccia che non rifletteva una produzione reale. Solo esempi. Da noi, in sostanza, ho cercato anche di raccontare, la liberazione costò di più in termini di sofferenze e sangue sui “militari senza divisa”: i civili. Diversa fu la storia al Nord, dove operò un movimento partigiano organizzato e le dinamiche furono differenti.
Il Mezzogiorno, la sua storia, sono da sempre al centro dei suoi interessi di giornalista e di storico. Anche Lei pensa che molti dei problemi di oggi siano il frutto della Malaunità?
Sono convinto che nella nostra storia si ritrovino le spiegazioni di tanti malesseri e squilibri attuali delle nostre aree. Per questo, mi sono dedicato allo studio e alla narrazione di quelli che vengono ritenuti i due momenti fondanti del nostro Paese: Risorgimento e Liberazione. Nelle dinamiche di quei periodi, si trovano molti perché sull’oggi del nostro Sud.
E’ possibile parlare di fallimento della prospettiva unitaria del paese?
L’unità fu fatta in fretta, senza consenso diffuso e con la violenza imposta da piccole elite, con disinteresse nei confronti delle peculiarità delle differenti aree messe insieme. Un disegno irrealistico che mostrò molte crepe da subito, produsse una sanguinosa guerra civile, il brigantaggio, lasciò a metà le ansie di giustizia sociale. Rimasero sconfitti i democratici, i repubblicani, i meridionali.
In questi giorni sta tenendo banco la rivendicazione della Lega Nord di trattenere il 75% delle tasse nelle regioni. C’è chi dice che si tratta di una mera trovata propagandistica, che non cambierebbe di molto la situazione attuale, c’è chi invece considera la sua concretizzazione come l’anticamera della secessione. Qual è la sua opinione?
Mi sembra una grande truffa. Faccio qualche esempio. Molte aziende hanno sede legale al Nord e realtà produttive al Sud, perché si devono calcolare le tassazioni da loro versate a favore delle regioni settentrionali? Ancora: tanti istituti di credito raccolgono risparmi al Sud e poi finanziano imprese del Nord, dov’è il riequilibrio e la giustizia? E poi tutti i meridionali che si formano al Sud, a spese nostre, e poi vanno a lavorare al Nord, chi rimborsa e riequilibra l’investimento della formazione fatta nell’Italia meridionale? E, per concludere: cosa farebbero le imprese del Nord, senza il mercato meridionale?
L’ultimo Rapporto Svimez, a proposito del futuro del Mezzogiorno, ha messo l’accento sulla  “desertificazione industriale e segregazione occupazionale” e ha ipotizzato  un arco di tempo di 400 anni per superare il gap con le regioni settentrionali. Crede che sia una prospettiva ineluttabile oppure si può immaginare un diverso scenario?
Credo che si sia sbagliato e da considerarsi ormai superato il modello di sviluppo economico su cui ci siamo fiondati, soprattutto negli ultimi anni. L’idea del gigante produttivo è da superare. Il Sud avrebbe dovuto puntare sulle proprie ricchezze, agricole – territoriali – culturali, per ripensarle in termini di iniziative e imprese. Il famoso sviluppo sostenibile, anche con iniziative legate alle nuove tecnologie, che investa sul territorio, la storia e l’ambiente. Calare dall’alto un modello industriale si è dimostrato ricetta perdente. Si va alla globalizzazione? Bisogna cercare soluzioni diverse per contrastarne l’appiattimento con la conseguente sconfitta, puntando sull’identità.
Un’ultima domanda. Sul suo blog “Controstorie”, su Il Mattino, a proposito del Museo Lombroso di Torino e dell’annosa vicenda del cranio del brigante Villella, lei scrive che “la vicenda non è per nulla una polverosa polemica tra accademici che si parlano addosso”. Qual è allora il significato da attribuire alla battaglia di chi chiede la restituzione dei resti del brigante ed anche la chiusura del museo?
Premesso che, come preciso anche nel blog, sono contrario a qualsiasi chiusura di musei o a libri bruciati perché senza conoscere non si può criticare, credo che la restituzione dei resti del brigante sia un atto di umanità. Su quel museo dovrebbero aprirsi dibattiti profondi su certi razzismi, spacciati per scienza, certe non conoscenze tra nord e sud che alimentano fratture e guasti continui.
Fonte : Calabria 0ra

mercoledì 13 febbraio 2013

PER ESSERE PROGRESSISTI …


di  Bruno Pappalardo


Non bisogna essere per forza di sinistra per essere a favore di una equità sociale e fiscale e costituzionale !

Non bisogna essere per forza di sinistra per amare la Costituzione italiana, la più bella al mondo!
Non bisogna essere per forza di sinistra per schierarsi dalla parte della Giustizia e dei suoi uomini!  
Non bisogna essere di sinistra per sdegnarsi dei rifiuti tossici, provenienti dal nord,  rendendo i nostri figli e i nostri cari, sofferenti e tormentati dalla condizione di trovarsi davanti al “fine-vita”determinata da  delinquenti stimati!
Non bisogna essere di sinistra per essere dalla parte dei più indigenti, operai con figlioli, improvvisamente lasciati per strada ad abitare dentro la proprio auto!
Non bisogna essere di sinistra per subire, certo esose tasse ma soprattutto la prevaricazione delle banche e assicurazioni e non stare dalla parte di piccoli imprenditori suicidi perché lasciati solo dagli istituti di credito o dallo stesso Stato!
Non bisogna essere di sinistra per piangere coloro che caddero a L’Aquila e odiare quei qualcuno, al telefono, che rideva!
Non bisogna essere per forza di sinistra per accorgersi che il Parlamento riesce a difendere uno dei suoi indagato di corruzione!
Non bisogna essere di sinistra per perseguire chi s’accorda con le mafie!
Non bisogna essere di sinistra per lottare contro le mafie!
Non bisogna essere di sinistra per accogliere un malato, un vagabondo, uno straniero in angustia!
Non bisogna essere di sinistra per mantenere un comportamento che mostri dignità per sé e per gli altri!
Non bisogna essere di sinistra per opporsi con forza ad ogni genere di violenza (guerra, femminicidio, mobbing, bullying,  stolcking  omofobia, disabili, pedofilia, xenofobia et cetera)
Non bisogna essere di sinistra per difendere il patrimonio ambientale e esercitare politiche produttiva generate da esse secondo criteri di responsabilità, sostenibilità e equità e convincendosi di trarre da essa, senza il becero sfruttamento, ciò che esso naturalmente riesce a donare!
Non bisogna essere necessariamente di sinistra per essere a favore della “buona morte  e ad altri irrinunciabili diritti dell’uomo  di decidere della propria esistenza!
Non bisogna essere di sinistra per chiedere il diritto di essere “tutti” ben sanati e tutelati dal apparato pubblico!
Non bisogna essere per forza di sinistra se si chiede di rispettare tutto ciò e mantenere il diritto di amare il proprio territorio  senza allearsi con chi ha dimostrato di essere contro questi principi incedibili!
Non bisogna necessariamente essere di sinistra per essere riformista e progressista 
Prima  però, che venga pronunciato l’evidente NO! NON E’ AFFATTO NECESSARIO ESSERE DI SINISTRA per manifestarsi dalla parte di questi postulati, bisogna chiedersi quale area di opinione è più prossima a questi. Ebbene basta  chiedersi chi era al telefono quella notte che cadde L’Aquila e divenne rossa per i suoi martiri dimenticati da una Commissione Governativa di esperti che avevano lo scopo di esercitare un compito meramente mediatico e a quale area “radicale” apparteneva? Vicino a quali interessi? Quale aree politica ha costretto il parlamento ad impedire che la giustizia ordinaria seguisse il suo indagato; chi o quale area è stata ed è più vicina ai massacratori di omosessuali per strada e chi meno di tutti si preoccupa delle violenze sulle donne et cetera!...  e chi ha programmaticamente, specialmente in questi ultimi anni di scontro tra i titani dei mercati in cerca di espansione, ha affossato con una mirata politica di esclusione il SUD?

Basta non essere di destra!
     
ECCO COSA POTRA’ SEGNALARTI IL PROGRESSIVISMO O SEMPLICEMENTE LA PROBITA’ ;

“Non tutte le azioni contrarie alle leggi sono delitti, non tutti coloro che le commettono sono delinquenti. L'azione disgiunta dalla volontà non è imputabile; la volontà disgiunta dall'azione non è punibile. Il delitto consiste dunque nella violazione della legge accompagnata dalla volontà di violarla". 


( Gaetano Filangieri)



“Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere. “   


(Gaetano Salvemini)



giovedì 7 febbraio 2013

A SINISTRA DELLA QUESTIONE MERIDIONALE


ilmiolibro.it
Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A.
info-prenotazioni:
www.antoniograno.it

Gli sbocchi imperialistico-colonialistici del capitalismo nell’Europa del XIX Secolo.  Il pensiero della sinistra estrema e moderata  sulla guerra di annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte negli scritti  di   Karl Marx,   Friedrich  Engels,   Mikhail  Bakunin, PierreJoseph Proudhon, Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini,  AntonioGramsci,   Amadeo  Bordiga,   Guido  Dorso, Nicola Zitara. Le trame oscure  delle  grandi  potenze  europee e  il  ruolo determinante  di Napoleone   III,   grande    manipolatore   di   Cavour   e   di   Vittorio Emanuele II. Le responsabilità della borghesia agraria meridionale. Dalla denuncia della vecchia sinistra rivoluzionaria al negazionismo della moderna sinistra liberal-riformista. La piaga del trasformismo e la trappola  dell’ assistenzialismo.  Il destino del Sud nell’era della globalizzazione e del capitalismo finanziario  mondiale.




martedì 5 febbraio 2013

Dall' "idea" di Zitara....


“La proprietà dei beni prodotti e riproducibili, delle macchine, degli attrezzi, del danaro e del capitale liquido è fondamentale. Appartiene invece a una concezione illiberale la proprietà della terra, delle acque e dell’aria, che si configura quasi sempre come monopolio. L’acquisto e la vendita del tempo di lavoro altrui è una violenza alla natura intelligente dell’uomo, alla dignità di una specie che, si afferma, fatta a immagine e somiglianza di Dio. Un atto non tanto lontano dalla riduzione in schiavitù"

Nicola Zitara