ASSOCIAZIONE CULTURALE MERIDIONALISTA - PROGRESSISTA

Critica - Analisi - Riflessioni - Editoria - Proposte - Politica

lunedì 24 dicembre 2012

Gli auguri....



Auguri di buon Natale e di festività annesse agli iscritti di Rubriche Meridionali, agli amici, a quelli di cui ci pregiamo pubblicare i loro scritti e riflessioni politiche e di vita.
Auguri anche per il nuovo anno. Un 2013 che non si prospetta come un anno facile, ma questo non giustifica il fatto che non dobbiamo augurarcelo positivo, o quantomeno foriero di buone prospettive. Il Sud ne avverte l’esigenza certamente più di altre zone d’Italia. Il Meridionalismo, dopo anni sonnolenti, è  in fase d’agitazione (forse financo troppa) e di ricerca d’una concretezza che lo trasformi in forza politica portatrice di propositività e conseguenti soluzioni che ridiano dignità, riscatto e opportunità al Sud, alle sue terre e alle sue genti.
La strada è ancora piena di difficoltà, pericoli e tranelli. Uomini di buona volontà, di tempra forte che non scambino l’unanimismo con l’unità, la fratellanza e l’inclusività con il “volemose bene” senza costrutto, hanno l’arduo e pericoloso compito di riconoscersi e organizzarsi.
Un caloroso saluto a Voi con l’auspicio d’un futuro migliore e più consapevole.

Il Comitato dei Soci Promotori e Fondatori di RUBRICHE MERIDIONALI

L'Unanimismo non è l'unità...



di Giovanni Cutolo

unanimismo

DIZIONARIO HOEPLI - Gabrielli

UNANIMISMO [u-na-ni-mì-ʃmo]
s.m.
1 Nel linguaggio politico, tendenza a far apparire come unanimi decisioni e orientamenti che in realtà non lo sono, e quindi a non far trapelare i motivi di disaccordo interni a un partito, a una maggioranza

ATTENZIONE al fascino discreto della quantità.
Per trasformare l'unanimismo in unione occorre un lavoro politico che passa attravero il confronto e lo scontro, per raggiungere la sintesi di un accettabile compromesso.
Fare finta "ca simme tutte purtualle" è pericoloso e non porta a nulla. Ammesso che io sia un "purtuallo", posso accettare di stare insieme, dopo il naufragio, a mandarini, limoni e bergamotti. Ma non con tutto quello che galleggia . . .

Giovanni  Cutolo

venerdì 7 dicembre 2012

Il miglior discorso del mondo...




Fonte : youtube


PEPE MUJICA
IL PRESIDENTE PIU' POVERO DEL MONDO

di Pietro Veronese

Evviva Josè Albero Mujica, noto col nomignolo di Pepe, classe 1935. Di Pepe Mujica, ex ministro, ex senatore, sapevamo che dal marzo del 2010 è il presidente della Repubblica del suo Paese, l'Uruguay. Ignoravamo però quello che ci rivela un bel servizio della Bbc online (http://www.bbc.co.uk/news/world-latin-america.29334136) : Pepe Mujica è considerato dai media "il presidente più povero del mondo".
Quando è stato eletto, Mujica non ha voluto trasferirsi nella residenza di Stato; ha preferitp continuare a vivere in campagna, poco fuori della capitale Montevideo, in fondo a una strada sterrata, nella casa colonica di proprietà di sua moglie, dove i due coltivano fiori. Panni stesi, acqua del pozzo, un cane da guardia che zoppica da una zampa e due poliziotti fuori dal cancello. Lo stipendio del primo cittadino è di circa 9.000 euro, ma il presidente ne da via il 90% in beneficenza.
In tal modo guadagna più o meno quanto l'uruguaiano medio : 600 euro al mese. Nella sua dichiarazione dei redditi 2010 i suoi beni assommavano a 1.400 euro : il valore del suo maggiolino Wolkswagen, immatricolato nel 1987: "Posso sembrare un vecchio eccentrico" dice il presidente, ex guerrigliero Tupamaro, detenuto politico per 14 anni della sua vita, "ma la mia è una libera scelta".
Si cercano imitatori.

Fonte : Pietro Veronese da "il Venerdi" di "la Repubblica" del 30 Novembre 2011


mercoledì 5 dicembre 2012

Parlare napoletano...


di Erri  De Luca

"Quando tra noi di Napoli ci rivolgiamo il nostro vocabolario scivoloso, sciuliariello, unto e rauco di voci che ce l'hanno trasmesso, ci scambiamo la più forte intimità. Quando ascoltiamo il grido, l'invettiva, il saluto, la canzone, torniamo al quartiere dell'infanzia. Parlo napoletano con ognuno che abbia in comune l' origine, ma fuori di lì è una lingua di cospiratori che usano a difesa il loro gergo separato."

 - Erri De Luca

martedì 27 novembre 2012

Comunicato



del Comitato dei Soci Promotori e Fondatori di RUBRICHE MERIDIONALI

Sabato 24 Novembre u.s. c/o la Stazione Marittima di Napoli, con la partecipazione in sala di oltre 500 persone e di circa 200 via web, s’è costituito il nuovo movimento meridionalista “UNIONE MEDITERRANEA”, in cui sono confluiti movimenti e associazioni, nonché tanti cittadini indipendenti, che avevano aderito l’8 Settembre a Bari per l’appello a Pino Aprile
.
In quella occasione si chiedeva a Pino Aprile, un po’ provocatoriamente per coinvolgerlo il più possibile e perché facesse col suo carisma e notorietà da cassa di risonanza, di mettersi a capo d’un nuovo soggetto politico a difesa del Sud da andare a costituire. Lo scrittore, dopo attenta riflessione da lui dichiarata, affermava che riteneva di poter essere più utile facendo il suo mestiere di giornalista/scrittore decidendo di adoperarsi per fondare un quotidiano politico che desse voce al Sud. Invitava tra l’altro “gli uomini ordinari a fare cose straordinarie”, ovvero a fondare comunque un movimento per perorare le ragioni del meridione e sostenerne il suo riscatto.

Così è stato, e Sabato 24 Novembre, in quel di Napoli, è nata “UNIONE MEDITERRANEA”, con la guida del giornalista e meridionalista (nonché Assessore allo Sviluppo e commercio del Comune di Napoli) Marco Esposito, alla presenza di illustri ospiti come Luigi de Magistris, lo stesso Pino Aprile, i cantautori Eugenio Bennato e Mimmo Cavallo, con i saluti inviati da Michele Emiliano e dal Vice Presidente del Parlamento Europeo Gianni Pittella. S’è scelto il nome e, discussi tutti gli emendamenti, definita la Carta dei principi, con regolari votazioni. Si è costituito il Comitato provvisorio di 44 persone, di cui 22 indipendenti e 22 (in quota proporzionale secondo la quantità di registrazioni/adesioni) rappresentanti tra i movimenti e associazioni aderenti già da Bari : ovvero 8 per il Partito del Sud, 3 per Riprendiamoci Caserta, 3 per Insieme per la Rinascita, 2 per Per il Sud, 1 per Rubriche Meridionali, 1 per V.a.n.t.o., 1 per Due Sicilie Sviluppo, 1 per Parlamento Due Sicilie, 1 per Nazionale Due Sicilie, 1 per A.i.p.a. (Associazione Imprenditori Partenopei). A breve verranno scelti Presidente, Portavoce, Coordinatore/Segretario e Tesoriere. Dopodichè partiranno i lavori per lo Statuto, il Programma e le attività politiche
.
Noi siamo una Fondazione, che nel suo statuto prevede anche (tra gli altri punti) l’eventuale attività politica. La cosa ci fu segnalata da 2 nostri iscritti : Andrea Balìa e Bruno Pappalardo. Il nostro Comitato dei Soci Promotori e Fondatori si riunì e trovò l’iniziativa degna di nota e condivisibile. Abbiamo aderito e partecipato già da Bari e siamo felici che Bruno Pappalardo sia tra i 44 della prim’ora in nostra rappresentanza, e che Andrea Balìa lo sia direttamente come rappresentante del Partito del Sud, di cui è co/segretario, così come Giovanni Cutolo (altro nostro iscritto) che ne è membro del CDN. Seguiremo con attenzione i lavori e gli sviluppi e daremo il contributo possibile relativamente alla nostra Fondazione.
I migliori auguri ad UNIONE MEDITERRANEA, al Sud, e a noi tutti impegnati per la verità, il riscatto, e la progettualità politica che il nostro territorio merita e reclama.

Il Comitato dei Soci Promotori e Fondatori di RUBRICHE MERIDIONALI

La qualità della vita


di Erri de Luca


‎"ll Sole 24 ore pubblica una statistica sulla qualità della vita secondo la quale Napoli è al penultimo posto. Ignoro i criteri di valutazione ma dubito che siano adeguati allo scopo. C’è qualità di vita in una città che vive anche di notte, con bar, negozi, locali aperti e frequentati, a differenza di molte città che alle nove di sera sono deserte senza coprifuoco. Considero qualità della vita poter mangiare ovunque cose squisite e semplici a prezzi bassi, che altrove sarebbero irreali. Considero qualità della vita il mare che si aggira nella stanza del golfo tra Capri, Sorrento e Posillipo. Considero qualità della vita il vento che spazza il golfo dai quattro punti cardinali e fa l’aria leggera. Considero qualità della vita l’eccellenza del caffè napoletano e della pizza. Considero qualità di vita la cortesia e il sorriso entrando in un negozio, la musica per strada. Considero qualità della vita la storia che affiora dappertutto. Considero qualità della vita la geografia che consola a prima vista, e considero qualità della vita l’ironia diffusa che permette di accogliere queste graduatorie con un “Ma faciteme ‘o piacere”.
Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare."

Erri de Luca

venerdì 9 novembre 2012

L'esorcista napoletano


di Bruno Pappalardo 27.10.2012

Ernesto De Martino , antropologo ed etnologo, nonché storico delle religioni, massima personalità nel campo ma a livello internazionale , spiegò molto bene il rapporto tra “magia e “razionalità” ne colse l’essenza e spiegò la funzione del magico nel Sud superando di gran lunga le teorie di Levy-Bruhl e M. Mauss, argomentando che magie e ragione  hanno sempre svolto una funzione contigua, ovverosia sono stati strumenti di forme protettive.

L’irrazionalità della magia, mitologia, e religione  appartengono alla Metastoria. Questa permette  l’uomo, quando  assalito dalla negatività (Storia del naturale) di non naufragare perché egli sa che esiste un ordine superiore che lo protegge e quella negatività viene del tutto assorbita,  annullata, insomma questa diventa un  vero e proprio luogo di sicurezza. La razionalità, ha la stessa funzione: dogmi, forme e regole che configurano un ordine esattamente come la magia. Anche se sorta nella civiltà moderna, il razionalismo, risulta incongruo  creare un’opposizione tra i vari fattori. Infatti, si misura con il consenso che riscuote. Insomma dove c’è il consenso sulla “Ragione” la ragione funziona. Dove c’è consenso della Magia, allora, la magia funziona. Ciò significa che le pratiche magiche come quelle della ragione,  sono leggibili solo se  storicizzate, quindi  “ se inserita in quella civiltà, in quell’epoca e in quell’ambiente storico dove la comunità condivide quella mitologia o quella religione o quella ragione.  Ebbene, è proprio la condivisione con la comunità  che rende valevoli queste assumendo efficienza. 
La razionalità, non è mai l’alternativa alla magia ma n’è l’evoluzione. Ha origine nel pensiero greco e nella predizione evangelica, nel passaggio tra la magia demonologica a quella naturale del Rinascimento, dalla polemica protestante contro il ritualismo cattolico, alla fondazione delle scienze della natura e dei loro metodi. L’illuminismo, fede cieca nella ragione umana riformatrice può definirsi “moderna” nella misura in cui ha partecipato a questo processo nel quale siano ancora coinvolti la coscienza delle origini  dei valori culturali, es: (il sangue delle religioni contro gli eretici e streghe) come le tecniche mitico-rituali (es: messe, riti, messe religiose) et cetera che si fanno valere accanto alle tecniche scientifiche con la medesima destinazione umana ed epistemologica della parola e del gesto.
Ebbe forse ragione Raston Saul J. nel sul mitico testo “i Bastardi di Voltaire”- “dittatura della ragione in occidente” a dire nelle prime pagine che : “la ragione è una religione con i suoi dogmi,…nata dall’Illuminismo. Si è rivelata più disastrosa delle religioni che invece intendeva cancellare. Si è introdotta, il dominio della tecnica, confondendo il metodo col contenuto e la struttura con la moralità, …la Ragione vuole risolvere, non riuscendoci, quei problemi  
Beh, sarebbe interessante svolgere le  tematiche appena argomentate ma l’intento era un altro,...ricordarvi un personaggio che circondava pei vicoli, estrema coda palingenetica di quel processo, ossia l’”Incensatore”. Era una figura napoletana anche se si diffuse in tant’altre regioni del meridione. (Calabria, Puglie, Sicilia). Credo sia ancora presente nei nostri ricordi quest’uomo malmesso, un mal’arnese vestito quasi di stracci ma dignitoso e stranamente e  generalmente alto. Calzava un cappello;  era un vero utensile. Tutt’intorno conduceva penduli degli amuleti, portafortuna che andavano dal corno allo scartellato, dal ferro di cavallo  alle decine di mano in pugno con l’indice e mignolo sporti e appuntuti. Le  donne mostravano un immediato allarme, altre, invece, lo chiamavano nelle proprie case perché le purificasse. Entrava senza permesso ma nessuno tentava d’allontanarlo. Era immediato e svolgeva un articolato fraseggio ininterrotto che s’interrompeva con una monetina. Era serio nel suo uffizio. Lasciava dondolare un barattolo (‘na buattella ‘e pummarola trasformata in turibolo) che riempiva di incenso e, appena giunto sul posto, lasciava cadere dello zolfo che sprigionava un immediato effetto speciale, una  nuvola odorosa di incenso esattamente come quello originale, quello del chierichetto ch’era però sospeso da tre catene rumorose mentre una quarta reggeva il coperchio. Il nostro, alla ‘buattella  aveva attorcigliato  solo un semplice ferro filato che faceva volteggiare come un potente David.  Il suo sproloquio prodigioso di suoni vocalici, che neppure riuscivi a capire, ma le cui parole avevano le sembianze di arcane formule segrete e magiche  ad uso disinfezione del luogo e le anime delle persone presenti.  Esattamente come nella liturgia religiosa. Questo mixage tra magia- e sacro,  era,  ed è proprio il senso delle teorie demartiniane. Un esorcista del popolino, quello a domicilio, non per uno ma per tanti e decine di quartieri al giorno, quello di seconda mano, un panchinaro del divino, incontro tra iattura, annuncio della salvazione catartica e le pratiche del medico di base nel quartiere.

Era ciò che la gente, tutto sommato voleva. Viveva delle aspirazioni salvifiche di quelle. Era l’onnipresente predizione della Vita-Morte che quell’ inganno rappresentava.  Era la vita che chiedeva un rinvio  ma che    parimenti rivivevano nella Ragione. In una nota  pagina della Storia come pensiero e come azione, Croce ricorda l' ethos dell'opera umana come segno distintivo del vivere rievocando la celebre espressione goethiana «Viva chi vita crea!».E' questa porta al riscatto delle genti meridionali.
a lei stessa ha creato”     

Bruno Pappalardo                                                                                   

sabato 3 novembre 2012

Antonio Gramsci : "Gli indifferenti!"




“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. 

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? 

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. 

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

11 febbraio 1917 - Gramsci Antonio

lunedì 22 ottobre 2012

I napoletani puzzano...



"I napoletani puzzano. Puzzano di mare, di sale, di vento, di emozione. Puzzano di arte antica, di valori umani. Puzzano di dolore e di sofferenza per tutti i mali sopportati. I napoletani puzzano di allegria e di gioia di vivere, puzzano di una insopportabile fetente e geneticamente inestirpabile tendenza alla felicità, che noi altri ci affanniamo a respirare."

Carlo Forte

martedì 16 ottobre 2012

il sogno di Peppino di Vittorio nel discorso in parlamento


un grande e semplice uomo del Sud, un esempio, in difesa dei contadini e della gente umile...



http://youtu.be/S8-5G9tNjCY

Fonte : youtube

sabato 13 ottobre 2012

Raffaele La Capria a "Che tempo che fa" il 18/02/2012


Un modo nobile d'essere napoletano. Il mare, la semplicità, l'emozione, Napoli...un grande scrittore...

Raffaele La Capria, a 89 anni da poco compiuti, è tornato in libreria con "Esercizi superficiali". Nuotando in superficie, raccolta di stati d'animo, pensieri e considerazioni sull' Italia di oggi


http://youtu.be/mZ8782L5Etg

Fonte : youtube

martedì 9 ottobre 2012

Il Profumo di casa


riceviamo e pubblichiamo :

di Phil Martini

Sono nato a Sorrento, anzi per esser precisi in una stradina al confine tra Piano di Sorrento e Sorrento. Andai via che ero un ragazzetto…mio padre faceva il marittimo e veniva ingaggiato per viaggi che lo tenevano lontano da casa per lunghi periodi. Lavoro faticoso e per giunta discontinuo, cui sono dediti buona parte degli uomini della costiera sorrentina. Quando tornava a casa scattava una sensazione fatta di sentimenti contrapposti : da un lato una gran festa per mia madre e per noi figli per averlo finalmente in casa con noi tutti i giorni, e dall’altro la consapevolezza che in quei giorni, settimane e talvolta mesi, non avrebbe guadagnato e che - prima o poi – ci avrebbe rilasciato per ripartire. Insomma combattuti tra il non sapere mai fino in fondo cosa augurarsi : la felicità che fosse con noi o il lavoro che ci consentisse come famiglia di ricevere quanto ci occorreva per andare avanti. Così egli decise che era giunto il momento d’accettare quell’invito che s’era fatto pressante d’un suo cugino : trasferirsi in Canada dove egli aveva avviato un’attività commerciale che procedeva molto bene. Gli assicurava un posto fisso con un’ottima paga per un ruolo di responsabilità che voleva affidare ad una persona di fiducia. Ci assicurava anche una casa dove ci saremmo potuti sistemare come famiglia. Partimmo, e la mia giovane età mi permise, sul momento, d’affrontare la cosa come un’avventura senza troppi retro pensieri ma con una considerazione che in famiglia veniva in quei giorni ripetuta spesso : finalmente staremo tutti insieme, sempre, tutti i giorni. Avrei visto mio padre presente in casa tutte le sere, e non ci saremmo addormentati più da soli pensando a lui lontano, e le finanze di casa avrebbero conosciuto un andamento regolare e meno ballerino.

La vita è andata avanti, io ho fatto la mia trasferendomi poi in Inghilterra da grande, dove ho finito gli studi e dove insegno. In casa mia e con i parenti ritrovati laggiù in Canada, si è continuato a parlare in italiano e, ovviamente, anche in dialetto. Ho coltivato la cosa personalmente e scrivo e parlo nella mia lingua d’origine oltre naturalmente che in inglese. Dopo l’incoscienza al momento di partire e quella dei primi anni, il pensiero sulla mia terra natìa e le mie origini è diventato invece ricorrente se non addirittura fisso, oserei dire ossessivo. Mi son sempre chiesto per quale ragione vera ciò era successo, perché la mia terra non aveva potuto offrire, garantire, ai miei,  la possibilità d’un lavoro certo e a me e ai miei fratelli la tranquillità di crescere, vivere dove eravamo nati, dove c’erano le nostre radici. Ho letto, ricercato, studiato la storia del Sud per trovarne i motivi, le ragioni. S’è aperto un pozzo senza fine, e tutto s’è amaramente dispiegato con le motivazioni d’una storia amara, non scritta sui testi ufficiali, che ha condannato il meridione d’Italia a ruolo di colonia, invasa, depauperata e sottomessa. Il Sud, a differenza ad esempio dei Curdi, o di altri popoli, ha sì conservato la sua terra, ma non la vive col suo popolo da padrone. E’ schiavo in casa sua.

Qualche anno fa ho deciso di ritornare in visita per un’intera estate nei luoghi della mia nascita. Ho preso in fitto una casa proprio in quella zona dove ho vissuto i miei primi anni di vita. Volevo ritrovare proprio gli stessi posti, riassaporarne, se possibile, gli umori, l’aria, le sensazioni. E questa casa somigliava in tutto alla mia d’origine. Una piccola stradina, in penombra, dove un’auto passa a fatica. Un alto portone d’ingresso su di un lato e all’interno una corte quadrata con al centro un vecchio pozzo, come quello intorno al quale giocavamo da piccoli. Di fronte all’ingresso un muro di delimitazione alto poco più di due metri con un decoro lineare e costante di alberi di arance e limoni con il loro ricco fogliame. A  sinistra un’ampia scala per due soli piani. Al primo questa casa con l’ingresso su di  una lunga balconata che si affacciava sul giardino di quegli alberi prima descritti. In fondo alla balconata l’ingresso in casa : direttamente in una cucina quadrata, tutta in muratura bianca ed un bagno su di un lato. Poi direttamente in una prima stanza ampia e ancora in una seconda. Simile in tutto, almeno dai miei ricordi, alla mia vera casa natìa. Due finestre nelle due stanze, sempre su di un giardino. Il profumo, gli odori, i colori, tutto è tornato alla mente, e proprio ciò che desideravo è successo : un film rivisto ad anni di distanza, ma sul luogo del delitto, e ricordando d’esserne stato attore. Un pianto irrefrenabile mi ha travolto dopo che ero in casa e avevo terminato di perlustrarla. Per quale dannata ragione, io e i miei, avevamo dovuto privarci di tutto ciò? Perché non avevamo potuto godere della nostra terra, dei suoi profumi e tutto il resto? Affacciandomi a uno delle finestre interne mi è ritornata alla mente una scena, un’immagine che avevo cancellato dalla memoria e che per magia ritornava. Ricordo che da piccolo, quasi all’improvviso, su di una pianta davanti alla finestra di una delle due stanze compariva ben saldo su di una scala un contadino intento a curare le piante o il raccolto. Non ricordo più il suo nome…mi sembra Sebastiano, o qualcosa di simile…e mia madre che, vedendolo, gli offriva dalla finestra un caffè fumante passandogli la tazzina. Egli ringraziava, ma con un coltello tagliava uno spicchio di limone immergendolo nel caffè, sostenendo che così era più buono! Potenza della memoria!

Orbene, la coscienza di tutto questo ha fatto di me un meridionalista, convinto che la sua terra è meravigliosa, è stata culla di civiltà, cultura e saperi e se ormai da più d’un secolo si dibatte in difficoltà economiche, sociali e strutturali le cause affondano negli eventi storici di cui gran parte dei suoi abitanti non conosce la verità, e/o ne ha perso la memoria. Quindi solo un’opera culturale e d’organizzazione politica dei sui figli più volenterosi può riequilibrare il suo essere all’interno del paese Italia.
Ho scoperto per caso Rubriche Meridionali, e mi ha colpito l’impostazione, i principi e il riferimento a eccellenti personaggi e la volontà di coniugare i valori della miglior politica. Invio questo mio scritto che non so se riterrete opportuno pubblicare. M’interessava trasmetterVi la mia testimonianza.
Auguri per tutto e VIVA IL SUD!

Phil Martini 

Phil Martini è nato a Sorrento (Na) nel 1948. Emigrato con la famiglia in Canada a Winnipeg nel 1956 e poi trasferitosi in Inghilterra nel 1976 per studi dove si è stabilito a Liverpool e dove insegna Letteratura e Storia Italiana. 

sabato 22 settembre 2012

Napoli e i progressisti...


da "Napoli non è Berlino" di Isaia Sales

“In verità Napoli non è stata mai una città immobile. Ha sempre risentito dei cambiamenti che hanno interessato , in diverse fasi, la storia del costume e delle preferenze elettorali nell’Italia moderna. Sui referendum “civili” (il divorzio e l’aborto) Napoli ha addirittura sopravanzato altre più titolate città italiane nel sostegno di massa a nuovi stili di vita nel campo dei rapporti sentimentali/familiari, mostrandosi più laica di quanto si potesse immaginare. E ogni qualvolta la crisi delle sue classi dirigenti la portava a una esasperazione economica e civile, rispondeva dando credito e fiducia ai progressisti, senza paura di abbandonare vecchie certezze. Nel 1975 diede oltre il 30% dei voti al Pci consentendo per la prima volta nella sua storia di essere guidata da un comunista, Maurizio Valenzi. Fu così con Bassolino, dopo l’azzeramento di quel ciclo politico finito in galera per le inchieste della magistratura, Ed è così oggi con la “sorpresa di de Magistris. Napoli si affida sempre a forze e uomini nuovi quando tutti prevedono un rinchiudersi in sé stessa a causa di rottura di vecchi equilibri. Ma perché si continua a definirla “immobile”? ….La stessa Milano non si è mossa politicamente ed elettoralmente per alcuni decenni, eppure nessuno l’ha considerata una città immobile o arretrata. Definire Napoli immobile vuol dire classificarla arretrata. E perciò non si cambia aggettivo neanche davanti all’evidenza.

…Napoli e il Sud sono quello che l’Italia vuole che siano….

Isaia Sales

Isaia Sales è docente di Storia della criminalità organizzata nel Mezzogiorno d’Italia presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. E’ stato deputato della Repubblica e sottosegretario all’Economia nel primo governo Prodi (1996 – ’98)

giovedì 13 settembre 2012

Lettera aperta pel Caravaggio



        Bruno  Pappalardo

Caro Michelangelo,

ho saputo che sei stato qui, a Napoli. Ho saputo che sei stato qui perché fuggivi da Roma per via d’un certo Tomassoni  morto per mano tua in quel maledetto 28 maggio. 
Mentre eri qui, mancavo, accidenti!
Ti scrivo per sapere delle tue opere napoletane e se hanno subìto ( il temine è illogico perché nessuna opera subisce che non sia la sola volontà e pennello dell’autore) beh, allora vada per “ ricevuto” un qualsiasi influsso sulla qualità se vuoi tecnica o cognitiva dei tuoi telari.
Ne son certo! Avevo visto a Roma già tanti dei tuoi lavori ma ho notato su quei pochi eseguiti nel tuo breve soggiorno in città una apparentemente piccola, pure, se vorrai,  invisibile differenza. Ma mi spiego…
Già vedo in giro, qui a Napoli,  scene su teli che assomigliano alle tue. 
La tua luce, il tuo travolgente contrasto tra le cose, corpi manti, vesti, laghetti, frutta marcia, penetrato insomma nella realtà. E’ così forte che la carne dei tuoi santi e martiri, dei tuoi uomini della strada e di corpi nei bordelli da ci hai tratto i modelli per le sante e madonne, salta prodigiosamente luminoso per diventar cruda e feroce da ridare valore all’ “analitica” di Aristotele, ossia quel tuo reale è un linguaggio che induce immediatamente a conoscere. 
Conoscere quel frammento appartenente all’universo nella susseguente domanda: “ma chi volle tanta chiarezza?” 
Dunque il chiaro del pensiero, della ricerca  e della stessa luce. 

Questa però s’affaccia dal fondo nero del vuoto per cui essa si fa  cose e forme umane e sembrano che s’avviano verso di noi uscendo dal buio di un angolo di stanza, d’un porticato senza lampada o dal tetro scuro della nostra mente. Ecco che il chiarore e movimento diventa dinamica delle forme e la mente l’officina.

Dicono che facevi filtrare un raggio di luce da una finestrella, semmai in alto dello stanzone, per predisporre la lotta tra il nero ed il chiaro, il pieno e il vuoto, il rosso contro il verde e il verde col giallo oro; contrasti non sfumature, alcun manieristico chiaroscuro!
Si vede sempre, dunque, che la luce giunge da una sola direzione, talvolta è a destra, poi a manca, in alto e poi in basso e pure di lato. Una fonte di luce, sole o lampada esterna al quadro, pare costruisca il corpo,  nel più naturale modo  e prepotente vero possibile. Rare volte si diffonde nello spazio del tuo telaro e par non sia opra tua.
Ma a Napoli come hai potuto agire? Se da un pertugio passa luce, s’illumina il sottoscala che s’arieggia pure come. Come hai fatto? …
…E già che tu stesso hai mosso la terra intorno al sole e non il contrario da cui era più agevole ricavar spiragli! Nelle “Le Sette Opere di Misericordia” questo è evidente.  
Le figurazioni, le ali avvolgenti, il bambino sono macchie e null’altro! Sembra che siano pere poggiate su un panno bruno. Nelle altre tue tele la luce e le forme si conformano in un unicum che vien meno nella “Misericordia”, anzi direi Nulla!  No, non sei stato molto a Napoli e non solo per le tue necessità ma perché non resistevi alla LUCE.
L’inclinazione dei raggi è diversa e spesso si spezzano come rifrazione,mi dispiace, … tanto!
Qui ci sono riflessi impetuosi, luci radenti sulle acque e sui basoli. (vasoli) Ci sono bagliori incerti d’inverno ma faville d’estate che sembrano aringhe d’argento saltando sull’acqua che lottano con le tue dita per non lasciarsi afferrare, le nuvole sono soleggianti.  Nei cortili invece l’ombra triangolare negli angoli irrompe come delle geometrie azzurre che taglia il butirroso corpo della luce che penetra sotto le vesti delle donne.
Non si può dipingere facilmente a Napoli.   
Perché manca il tuo oggettivismo del bacchino malato o della foglia bacata del “Canestra  di frutta ? ”.
Capisco eri spiazzato, smarrito!
Mia madre vedeva spesso delle lumache passeggiare sulle riggiole della cucina. Si chiedeva: “…ma saranno felici? ”.
Sei stato l’artefice, autore e attore del realismo moderno. Hai insegnato al mondo il vibrante fascino del bello nell’increspata pelle della fronte e delle braccia di “San Gerolamo scrivente”  ma anche la sua dolenza e afflizione. Il faro acceso era sulla sinistra, di sbieco,  per accentuare, forse, i due fori delle arcate oculari del cranio, metafora della morte e della vita perché accostato al libro, conoscenza, dunque, futuro. Quella conoscenza che offese i Papi  che confutarono Copernico che tu hai sempre amato. Lo preferivi a Tolomeo. Due mondi due conoscenze ma il primo nel vero il secondo nell’arcaico oscurantismo clericale e anassimandreo,  voleva la terra (l’uomo) al centro del cosmo. Il sole rotante in orbita d’intorno.
Forse, per questo Napoli non ti è piaciuta! Perché qui il sole gira ancora all’incontrario  e, talvolta, sembra veloce quando le sue proiezioni sui vani dei bassi  svelano improvvise la fame nelle lenzuola lorde. Solo all’incontrario, a Napoli,  si svelano le fessure profonde sulle pareti e nelle anime nostre.
Se fossi faro lucente e percorressi un vicolo, m’apparirebbero, in ogni basso aperto tanti quadri tuoi 
Peccato!
Spero di rivederti,… si ciarlerà di questo e di quello e si potrà confutare. 

                                                                                                                 Un tuo ammiratore
                                                                                                                 Bruno Pappalardo
Napoli, 22.08. 2012



mercoledì 22 agosto 2012

Pensieri, notizie, frasi celebri...



Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un’altra cultura, inventa per loro un’altra storia. Dopo di che il popolo s’incomincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. E il mondo intorno a lui lo dimentica ancora più in fretta! “

(Milan Kundera)






" Mi duole l'Italia. E' come un dolore fisico: si può, per dirla con una bella espressione siciliana, svariare quanto si vuole, ma uno se lo porta sempre."

(Leonardo Sciascia)                    






 “I professori di storia patria: questi signori non ignorano i fatti che vi sono raccontati. Preferiscono, però, tacerli per non dispiacere al Principe.  Le menzogne sull’unità italiana riempiono non soltanto i libri e le biblioteche, ma anche le nostre teste. Ma l’Italia non è solo una menzogna. Purtroppo intorno all’idea d’Italia ci sono fatti e sentimenti veri, autentici: c’è amore e dolore, ci sono milioni di morti, decine di milioni di uomini e di donne che amavano la loro terra i loro cari e li hanno dovuti lasciare alla ricerca di un pezzo di pane in altri luoghi del mondo. E ci sono anche speranze. Ma solo per una parte degli italiani. Per gli altri c’è la disperazione, la fine di ogni speranza di onesto vivere e di dignità umana e sociale.”
  
(Nicola  Zitara)


Trenta e forse più milioni di meridionali hanno dovuto lasciare la loro terra per pagare il pizzo risorgimentale ai toscopadani. Fuori del Sud vivono più meridionali di quanti sono i residenti!”

(Nicola Zitara)






«L'unità d'Italia non poteva esser fatta, se non con il sacrificio del Mezzogiorno»

 (Francesco Saverio Nitti)








Fu una delle più grandi ondate migratorie di tutti i tempi: alle popolazioni meridionali, sconfitte e colonizzate altro non rimaneva che battere la via dell’oceano: “Partettemo pè mmare, eravamo sciumme !” [partimmo per mare ed eravamo un fiume]: i porti di Napoli e Palermo diventarono i più grandi centri di espatrio dei meridionali!”   

(Giuseppe Ressa)




«l'Italia settentrionale ha soggiogato l'Italia meridionale e le isole, riducendole a colonie di sfruttamento!”

(Antonio Gramsci, 3 Gennaio 1920)









Sì, è vero, noi settentrionali abbiamo contribuito qualcosa di meno ed abbiamo profittato qualcosa di più delle spese fatte dallo Stato italiano, peccammo di egoismo quando il settentrione riuscì a cingere di una forte barriera doganale il territorio ed ad assicurare così alle proprie industrie il monopolio del mercato meridionale”.                                                                

 (Luigi Einaudi)



“Da sempre, sulla spedizione dei Mille e la sconfitta dell’esercito borbonico sono state raccontate bugie, confezionate con cura centinaia di agiografie, creati inesistenti miti. Certo negli anni immediatamente successivi a quegli eventi, era difficile, con la dinastia Savoia regnante, poter dire tutta la verità sulle ombre che avrebbero finito per offuscare la < Campagna nella Bassa Italia >. Peggio andò nel ventennio fascista, quando il mito del nazionalismo italiano, unito a un’esasperata filosofia di Stato centralizzato, aveva bisogno di alimentarsi, esaltando gli eroi del Risorgimento e ironizzando su chi, in quel processo storico fu il vinto : la dinastia Borbone e l’esercito delle Due Sicilie!”

(Gigi Di Fiore)


“Sarebbe facile affermare che Bombrini con le sue emissioni di cartamoneta, Bastoni con la quarantennale truffa della Società delle Ferrovie meridionali, Balduino con i suoi loschi traffici sul tabacco e lo zucchero, annichilirono il Sud. Questi ladri, mai finiti in galera, furono soltanto i legittimi e unici avi del salotto buono della borghesia padana. Non si ha uno scambio tra merci moderne del Nord e prodotti agricoli del Sud, ma lo scambio tra valori reali e cartamoneta inconvertibile. E’ lo stesso che dire furto!”

(Nicola Zitara)



“Quell'Italia che s'aveva da fare: quell'Italia che l'impezzentito debitoso Savoia aveva brigantescamente impupazzato e nascosto dietro al paravento dei sacri ideali e dei sogni sublimi! Quell'Italia dei patti schifosi stretti da lui, brigantescamente, con i grossi proprietari terrieri (più briganti di lui...): con i mammasantissima delle provincie meridionali da infeudare, da annettere, da colonizzare per assoggettare, da ridurre in schiavitù e bollare - come vacche grasse da mungere in esclusiva - col marchio del regno piemontese!”           

 (Angelo  Manna)


“Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni. E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni "anti-terrorismo", come i marines in Iraq.
Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico; o come i marocchini delle truppe francesi, in Ciociaria, nell'invasione, da Sud, per redimere l'Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il Mezzogiorno ci rimette qualcosa).
Ignoravo che, in nome dell'Unità nazionale, i fratelli d'Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma. E che praticarono la tortura, come i marines ad Abu Ghraib, i francesi in Algeria, Pinochet in Cile. Non sapevo che in Parlamento, a Torino, un deputato ex garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi al Sud a quelle di «Tamerlano, Gengis Khan e Attila». Un altro preferì tacere «rivelazioni di cui l'Europa potrebbe inorridire». E Garibaldi parlò di «cose da cloaca».”

(Pino Aprile)


                                                                                                                                                                                                                                          “Non c’è cittadina d’Italia dove non ci sia un bronzeo monumento a un qualche risorgimentatore. Vittorio Emanuele, Garibaldi, Nino Bixio, Cosenz, Medici, Lamarmora, Cialdini e tanti altri illustri guerrieri. Se ne stanno tutti su alti piedistalli con la sciabola sguainata. Il bronzo del monumento non riproduce il sangue, ma la sciabola lo presuppone. Questi bronzei signori hanno operato un macello fra i nemici. Però essi non hanno avuto altri nemici da combattere se non gli italiani del Sud. Quindi il sangue che cola idealmente da quelle sciabole appartiene a un qualche mio antenato. Milite  Ignoto o Milite Ignobile? Non c’è una lapide che ne ricordi il nome. Mai un fiore è stato deposto sulla sua tomba. Noi siamo i nemici di noi. Il nostro passato è più che brutto, è osceno…Sventoliamo il tricolore. Ma il tricolore è il vessillo della nostra sconfitta. Forse lo abbiamo amato e servito, ma non siamo stati mai ripagati…”

(Nicola Zitara)

“Con la sua ingordigia (in ultima istanza, perdonabile), con la sua insipienza (non perdonabile), con le sue scomposte velleità, lo Stato italiano ha rovinato un paese di gente civile e laboriosa!

(Nicola Zitara) 

Occupazione: Nel 1876 gli operai impiegati nelle maggiori industrie della provincia erano 8.360, dodici anni dopo si erano dimezzati (4.716 nel 1887/88)
                              
(www.brigantaggio.net)


Lo stato italiano ha imposto al popolo meridionale un risparmio forzoso, in alcuni momenti fino alla fame. Il capitale così formato è stato consegnato nelle mani degli imprenditori e dei tangentisti padani, che se ne sono appropriati e sempre con l’aiuto dello stato italiano l’hanno enormemente allargato. Per Gramsci, che aveva capito tutto era questa, e non altra, la cosiddetta questione meridionale.”
                                 
 (Nicola  Zitara)




Se dall'unità d'Italia il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata. E' caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone

(Gaetano Salvemini)






“Questioni di moneta e di sangue accompagnano, passo dopo passo, la vicenda Savoia. Tacere per amor di Patria, anteporre le ragioni dell'opportunismo politico ai documenti, significa ormai innaffiare le radici dell'anima nera del Belpaese.”

( Lorenzo  Del Boca )






“Culturalmente le Due Sicilie, al momento dell’unificazione politica, erano parecchio avanti all’Italia restante. Al censimento del 1861 aveva diecimila studenti universitari sul totale di 16 mila di tutte le università italiane!
                                                      
(Nicola  Zitara)








La politica incerta, ambigua, timida e nello stesso tempo avventata dei partiti di destra piemontesi fu la cagione…essi furono d’una astuzia meschina…” 
            
(Antonio Gramsci)
                        






“Abbiamo sempre vissuto dei falsi : il falso di un Risorgimento che somiglia ben poco a quello che ci hanno dato da studiare a scuola…   

 (Indro  Montanelli)







L’unificazione dell’Italia poteva e doveva avvenire in altro modo. L’Italia è stata divisa dai Savoia;
storici e politici di parte fanno finta di non saperlo! ”
            
(Antonio Ciano)






“Il nome < Piazza del Plebiscito > andrebbe, per rispetto ai Napoletani, modificato in < Piazza presi per il sedere >.

(Marcello D’Orta)








“...L’unità nazionale poteva avere un corso diverso da quello che ha avuto. L’unificazione d’Italia, in una monarchia accentratrice, non ebbe altra giustificazione che la forza delle armi e gli intrighi diplomatici dei Savoia!“

(Antonio Gramsci)





Sappiate che per noi nessun scrittore spreca inchiostro e carta. I nostri malanni, la nostra miseria, gli abusi, l’ingiustizia che ci fanno nessuno la scrive, mentre sono chiamati sommi scrittori quelli che ci dispregiano chiamandoci plebaglia miserabile!“                                     

(Carmine Crocco)





L’IDEA” di Zitara : “ Separatismo meridionale, per la fondazione di uno Stato indipendente e a base liberal/socialista. Questa formula, ormai abusata, nel nostro caso si specifica con l'abolizione del lavoro dipendente a favore di forme di collaborazione aziendale (società anonime di capitale, società cooperative) fra i produttori. Insomma, niente padrone. Il lavoro e il rischio d'impresa sono unificati in una sola figura giuridica.

(Nicola Zitara)


“Considerando che un posto di lavoro vero e moderno impegna una cifra media di un miliardo e mezzo (in vecchie lire), si arriva a definire in otto milioni di miliardi (sempre in vecchie lire) ciò che il Sud ha perduto a causa della colonizzazione italiana!”

(Nicola Zitara)

“Giacché viviamo in un mondo in cui la dominazione politica è incorporata nelle merci di massa, la nostra liberazione non comincerà con la freccia di un nostrano Guglielmo Tell che trafigge il tracotante nemico, ma con un camion di provolette Galbani (spacciate per mozzarella) precipitato nella scarpata dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria...”

(Nicola Zitara)




“No, il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma di giustizia; non chiede aiuto, ma libertà. Se il mezzogiorno non distruggerà le cause della sua inferiorità da se stesso, con la sua libera iniziativa e seguendo l'esempio dei suoi figli migliori, tutto sarà inutile... “. "Cento uomini d'acciaio...la Questione Italiana è la Questione Meridionale".... 

(Guido Dorso)



Sui Meridionali : “Questo popolo ama i colori allegri …questo popolo ama la musica e la fa…Non è dunque una razza di animali, che si compiace del suo fango; non è dunque una razza inferiore che presceglie l'orrido fra il brutto e cerca volenterosa il sudiciume; non si merita la sorte che le cose gl'impongono; saprebbe apprezzare la civiltà, visto che quella pochina elargitagli, se l'ha subito assimilata; meriterebbe di esser felice… “                                     

(Su “il Ventre” 1884 di Matilde Serao)




 “ I Napoletani oggi sono una grande tribù che, anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg o i Boja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quello che chiamano la storia, o altrimenti, la modernità. La stessa cosa fanno nel deserto i Tuareg o nella savana i Boja (o fanno anche, da secoli, gli zingari) : è un rifiuto, sorto nel cuore della collettività; una negazione fatale contro cui non c’è niente da fare. Essa da una profonda malinconia, come tutte le tragedie che si compiono lentamente; ma anche una profonda consolazione, perché questo rifiuto, questa negazione alla storia è giusto, è sacrosanto! “ 

(Pier Paolo Pasolini)

"Se i napoletani non fossero stati così come sono sarebbero scomparsi da 100 anni ! "                                                                       

(Pier Paolo Pasolini)




“Col suo sacrificio, con la sua laboriosità, col suo rigore morale il Sud d’Italia è riuscito a resistere: non dimentichiamo che, nonostante tutto, senza Sud non esisterebbe neanche l’Italia, nonostante le panzane che raccontano i leghisti. E non ci sarebbe neanche un Nord senza questo Sud.”

(Lino Patruno)



“Siamo stati un grande popolo, abbiamo una grande storia. Non c’era alcun bisogno che arrivasse Garibaldi per insegnarci la libertà, sapevamo difenderla per antiche virtù, l’avevamo difesa in cento passaggi della storia. Siamo stati grandi quanto gli altri, qualche volta più degli altri. E’ necessario che la coltre di bugie che circonda la nostra identità collettiva sia fugata. La consapevolezza del passato ci aprirà gli occhi e ci permetterà di guardare al futuro!”

(Nicola Zitara)
  
La storia, il passato, si realizza nel presente. E il futuro si costruisce a cominciare dal passato. Se ciò non avviene, vuol dire che non siamo liberi. Che a casa nostra sono altri a comandare!”

(Nicola Zitara)


“Nessuno si può inventare un futuro se non ha coscienza di avere un passato. E a noi meridionali il passato è stato scippato. Solo la conoscenza della nostra storia ci renderà liberi. Nella mente, prima di tutto!” 

(www.eleaml.org)


Un grazie di cuore alle persone (quelle fortunatamente ancora in vita e quelle purtroppo decedute – da tanto o da poco),  ed ai siti sopracitati. Gli scritti, i testi e le ricerche da cui ho attinto il materiale contenuto in questa piccola raccolta ritengo costituiscano patrimonio, memoria, ricerca, voce libera e non asservita per il nostro martoriato SUD.        

Andrea Balìa