di Bruno Pappalardo 27.10.2012
Ernesto De Martino , antropologo ed etnologo, nonché storico delle religioni, massima personalità nel campo ma a livello internazionale , spiegò molto bene il rapporto tra “magia e “razionalità” ne colse l’essenza e spiegò la funzione del magico nel Sud superando di gran lunga le teorie di Levy-Bruhl e M. Mauss, argomentando che magie e ragione hanno sempre svolto una funzione contigua, ovverosia sono stati strumenti di forme protettive.
L’irrazionalità della magia, mitologia, e religione appartengono alla Metastoria. Questa permette l’uomo, quando assalito dalla negatività (Storia del naturale) di non naufragare perché egli sa che esiste un ordine superiore che lo protegge e quella negatività viene del tutto assorbita, annullata, insomma questa diventa un vero e proprio luogo di sicurezza. La razionalità, ha la stessa funzione: dogmi, forme e regole che configurano un ordine esattamente come la magia. Anche se sorta nella civiltà moderna, il razionalismo, risulta incongruo creare un’opposizione tra i vari fattori. Infatti, si misura con il consenso che riscuote. Insomma dove c’è il consenso sulla “Ragione” la ragione funziona. Dove c’è consenso della Magia, allora, la magia funziona. Ciò significa che le pratiche magiche come quelle della ragione, sono leggibili solo se storicizzate, quindi “ se inserita in quella civiltà, in quell’epoca e in quell’ambiente storico dove la comunità condivide quella mitologia o quella religione o quella ragione. Ebbene, è proprio la condivisione con la comunità che rende valevoli queste assumendo efficienza.
La razionalità, non è mai l’alternativa alla magia ma n’è l’evoluzione. Ha origine nel pensiero greco e nella predizione evangelica, nel passaggio tra la magia demonologica a quella naturale del Rinascimento, dalla polemica protestante contro il ritualismo cattolico, alla fondazione delle scienze della natura e dei loro metodi. L’illuminismo, fede cieca nella ragione umana riformatrice può definirsi “moderna” nella misura in cui ha partecipato a questo processo nel quale siano ancora coinvolti la coscienza delle origini dei valori culturali, es: (il sangue delle religioni contro gli eretici e streghe) come le tecniche mitico-rituali (es: messe, riti, messe religiose) et cetera che si fanno valere accanto alle tecniche scientifiche con la medesima destinazione umana ed epistemologica della parola e del gesto.
Ebbe forse ragione Raston Saul J. nel sul mitico testo “i Bastardi di Voltaire”- “dittatura della ragione in occidente” a dire nelle prime pagine che : “la ragione è una religione con i suoi dogmi,…nata dall’Illuminismo. Si è rivelata più disastrosa delle religioni che invece intendeva cancellare. Si è introdotta, il dominio della tecnica, confondendo il metodo col contenuto e la struttura con la moralità, …la Ragione vuole risolvere, non riuscendoci, quei problemi
Beh, sarebbe interessante svolgere le tematiche appena argomentate ma l’intento era un altro,...ricordarvi un personaggio che circondava pei vicoli, estrema coda palingenetica di quel processo, ossia l’”Incensatore”. Era una figura napoletana anche se si diffuse in tant’altre regioni del meridione. (Calabria, Puglie, Sicilia). Credo sia ancora presente nei nostri ricordi quest’uomo malmesso, un mal’arnese vestito quasi di stracci ma dignitoso e stranamente e generalmente alto. Calzava un cappello; era un vero utensile. Tutt’intorno conduceva penduli degli amuleti, portafortuna che andavano dal corno allo scartellato, dal ferro di cavallo alle decine di mano in pugno con l’indice e mignolo sporti e appuntuti. Le donne mostravano un immediato allarme, altre, invece, lo chiamavano nelle proprie case perché le purificasse. Entrava senza permesso ma nessuno tentava d’allontanarlo. Era immediato e svolgeva un articolato fraseggio ininterrotto che s’interrompeva con una monetina. Era serio nel suo uffizio. Lasciava dondolare un barattolo (‘na buattella ‘e pummarola trasformata in turibolo) che riempiva di incenso e, appena giunto sul posto, lasciava cadere dello zolfo che sprigionava un immediato effetto speciale, una nuvola odorosa di incenso esattamente come quello originale, quello del chierichetto ch’era però sospeso da tre catene rumorose mentre una quarta reggeva il coperchio. Il nostro, alla ‘buattella aveva attorcigliato solo un semplice ferro filato che faceva volteggiare come un potente David. Il suo sproloquio prodigioso di suoni vocalici, che neppure riuscivi a capire, ma le cui parole avevano le sembianze di arcane formule segrete e magiche ad uso disinfezione del luogo e le anime delle persone presenti. Esattamente come nella liturgia religiosa. Questo mixage tra magia- e sacro, era, ed è proprio il senso delle teorie demartiniane. Un esorcista del popolino, quello a domicilio, non per uno ma per tanti e decine di quartieri al giorno, quello di seconda mano, un panchinaro del divino, incontro tra iattura, annuncio della salvazione catartica e le pratiche del medico di base nel quartiere.
Era ciò che la gente, tutto sommato voleva. Viveva delle aspirazioni salvifiche di quelle. Era l’onnipresente predizione della Vita-Morte che quell’ inganno rappresentava. Era la vita che chiedeva un rinvio ma che parimenti rivivevano nella Ragione. In una nota pagina della Storia come pensiero e come azione, Croce ricorda l' ethos dell'opera umana come segno distintivo del vivere rievocando la celebre espressione goethiana «Viva chi vita crea!».E' questa porta al riscatto delle genti meridionali.
a lei stessa ha creato”
Bruno Pappalardo
Beh, sarebbe interessante svolgere le tematiche appena argomentate ma l’intento era un altro,...ricordarvi un personaggio che circondava pei vicoli, estrema coda palingenetica di quel processo, ossia l’”Incensatore”. Era una figura napoletana anche se si diffuse in tant’altre regioni del meridione. (Calabria, Puglie, Sicilia). Credo sia ancora presente nei nostri ricordi quest’uomo malmesso, un mal’arnese vestito quasi di stracci ma dignitoso e stranamente e generalmente alto. Calzava un cappello; era un vero utensile. Tutt’intorno conduceva penduli degli amuleti, portafortuna che andavano dal corno allo scartellato, dal ferro di cavallo alle decine di mano in pugno con l’indice e mignolo sporti e appuntuti. Le donne mostravano un immediato allarme, altre, invece, lo chiamavano nelle proprie case perché le purificasse. Entrava senza permesso ma nessuno tentava d’allontanarlo. Era immediato e svolgeva un articolato fraseggio ininterrotto che s’interrompeva con una monetina. Era serio nel suo uffizio. Lasciava dondolare un barattolo (‘na buattella ‘e pummarola trasformata in turibolo) che riempiva di incenso e, appena giunto sul posto, lasciava cadere dello zolfo che sprigionava un immediato effetto speciale, una nuvola odorosa di incenso esattamente come quello originale, quello del chierichetto ch’era però sospeso da tre catene rumorose mentre una quarta reggeva il coperchio. Il nostro, alla ‘buattella aveva attorcigliato solo un semplice ferro filato che faceva volteggiare come un potente David. Il suo sproloquio prodigioso di suoni vocalici, che neppure riuscivi a capire, ma le cui parole avevano le sembianze di arcane formule segrete e magiche ad uso disinfezione del luogo e le anime delle persone presenti. Esattamente come nella liturgia religiosa. Questo mixage tra magia- e sacro, era, ed è proprio il senso delle teorie demartiniane. Un esorcista del popolino, quello a domicilio, non per uno ma per tanti e decine di quartieri al giorno, quello di seconda mano, un panchinaro del divino, incontro tra iattura, annuncio della salvazione catartica e le pratiche del medico di base nel quartiere.
Era ciò che la gente, tutto sommato voleva. Viveva delle aspirazioni salvifiche di quelle. Era l’onnipresente predizione della Vita-Morte che quell’ inganno rappresentava. Era la vita che chiedeva un rinvio ma che parimenti rivivevano nella Ragione. In una nota pagina della Storia come pensiero e come azione, Croce ricorda l' ethos dell'opera umana come segno distintivo del vivere rievocando la celebre espressione goethiana «Viva chi vita crea!».E' questa porta al riscatto delle genti meridionali.
a lei stessa ha creato”
Bruno Pappalardo
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