riceviamo e pubblichiamo :
di Phil Martini
Sono nato a Sorrento, anzi per esser precisi in una stradina al confine tra Piano di Sorrento e Sorrento. Andai via che ero un ragazzetto…mio padre faceva il marittimo e veniva ingaggiato per viaggi che lo tenevano lontano da casa per lunghi periodi. Lavoro faticoso e per giunta discontinuo, cui sono dediti buona parte degli uomini della costiera sorrentina. Quando tornava a casa scattava una sensazione fatta di sentimenti contrapposti : da un lato una gran festa per mia madre e per noi figli per averlo finalmente in casa con noi tutti i giorni, e dall’altro la consapevolezza che in quei giorni, settimane e talvolta mesi, non avrebbe guadagnato e che - prima o poi – ci avrebbe rilasciato per ripartire. Insomma combattuti tra il non sapere mai fino in fondo cosa augurarsi : la felicità che fosse con noi o il lavoro che ci consentisse come famiglia di ricevere quanto ci occorreva per andare avanti. Così egli decise che era giunto il momento d’accettare quell’invito che s’era fatto pressante d’un suo cugino : trasferirsi in Canada dove egli aveva avviato un’attività commerciale che procedeva molto bene. Gli assicurava un posto fisso con un’ottima paga per un ruolo di responsabilità che voleva affidare ad una persona di fiducia. Ci assicurava anche una casa dove ci saremmo potuti sistemare come famiglia. Partimmo, e la mia giovane età mi permise, sul momento, d’affrontare la cosa come un’avventura senza troppi retro pensieri ma con una considerazione che in famiglia veniva in quei giorni ripetuta spesso : finalmente staremo tutti insieme, sempre, tutti i giorni. Avrei visto mio padre presente in casa tutte le sere, e non ci saremmo addormentati più da soli pensando a lui lontano, e le finanze di casa avrebbero conosciuto un andamento regolare e meno ballerino.
La vita è andata avanti, io ho fatto la mia trasferendomi poi in Inghilterra da grande, dove ho finito gli studi e dove insegno. In casa mia e con i parenti ritrovati laggiù in Canada, si è continuato a parlare in italiano e, ovviamente, anche in dialetto. Ho coltivato la cosa personalmente e scrivo e parlo nella mia lingua d’origine oltre naturalmente che in inglese. Dopo l’incoscienza al momento di partire e quella dei primi anni, il pensiero sulla mia terra natìa e le mie origini è diventato invece ricorrente se non addirittura fisso, oserei dire ossessivo. Mi son sempre chiesto per quale ragione vera ciò era successo, perché la mia terra non aveva potuto offrire, garantire, ai miei, la possibilità d’un lavoro certo e a me e ai miei fratelli la tranquillità di crescere, vivere dove eravamo nati, dove c’erano le nostre radici. Ho letto, ricercato, studiato la storia del Sud per trovarne i motivi, le ragioni. S’è aperto un pozzo senza fine, e tutto s’è amaramente dispiegato con le motivazioni d’una storia amara, non scritta sui testi ufficiali, che ha condannato il meridione d’Italia a ruolo di colonia, invasa, depauperata e sottomessa. Il Sud, a differenza ad esempio dei Curdi, o di altri popoli, ha sì conservato la sua terra, ma non la vive col suo popolo da padrone. E’ schiavo in casa sua.
Qualche anno fa ho deciso di ritornare in visita per un’intera estate nei luoghi della mia nascita. Ho preso in fitto una casa proprio in quella zona dove ho vissuto i miei primi anni di vita. Volevo ritrovare proprio gli stessi posti, riassaporarne, se possibile, gli umori, l’aria, le sensazioni. E questa casa somigliava in tutto alla mia d’origine. Una piccola stradina, in penombra, dove un’auto passa a fatica. Un alto portone d’ingresso su di un lato e all’interno una corte quadrata con al centro un vecchio pozzo, come quello intorno al quale giocavamo da piccoli. Di fronte all’ingresso un muro di delimitazione alto poco più di due metri con un decoro lineare e costante di alberi di arance e limoni con il loro ricco fogliame. A sinistra un’ampia scala per due soli piani. Al primo questa casa con l’ingresso su di una lunga balconata che si affacciava sul giardino di quegli alberi prima descritti. In fondo alla balconata l’ingresso in casa : direttamente in una cucina quadrata, tutta in muratura bianca ed un bagno su di un lato. Poi direttamente in una prima stanza ampia e ancora in una seconda. Simile in tutto, almeno dai miei ricordi, alla mia vera casa natìa. Due finestre nelle due stanze, sempre su di un giardino. Il profumo, gli odori, i colori, tutto è tornato alla mente, e proprio ciò che desideravo è successo : un film rivisto ad anni di distanza, ma sul luogo del delitto, e ricordando d’esserne stato attore. Un pianto irrefrenabile mi ha travolto dopo che ero in casa e avevo terminato di perlustrarla. Per quale dannata ragione, io e i miei, avevamo dovuto privarci di tutto ciò? Perché non avevamo potuto godere della nostra terra, dei suoi profumi e tutto il resto? Affacciandomi a uno delle finestre interne mi è ritornata alla mente una scena, un’immagine che avevo cancellato dalla memoria e che per magia ritornava. Ricordo che da piccolo, quasi all’improvviso, su di una pianta davanti alla finestra di una delle due stanze compariva ben saldo su di una scala un contadino intento a curare le piante o il raccolto. Non ricordo più il suo nome…mi sembra Sebastiano, o qualcosa di simile…e mia madre che, vedendolo, gli offriva dalla finestra un caffè fumante passandogli la tazzina. Egli ringraziava, ma con un coltello tagliava uno spicchio di limone immergendolo nel caffè, sostenendo che così era più buono! Potenza della memoria!
Orbene, la coscienza di tutto questo ha fatto di me un meridionalista, convinto che la sua terra è meravigliosa, è stata culla di civiltà, cultura e saperi e se ormai da più d’un secolo si dibatte in difficoltà economiche, sociali e strutturali le cause affondano negli eventi storici di cui gran parte dei suoi abitanti non conosce la verità, e/o ne ha perso la memoria. Quindi solo un’opera culturale e d’organizzazione politica dei sui figli più volenterosi può riequilibrare il suo essere all’interno del paese Italia.
Ho scoperto per caso Rubriche Meridionali, e mi ha colpito l’impostazione, i principi e il riferimento a eccellenti personaggi e la volontà di coniugare i valori della miglior politica. Invio questo mio scritto che non so se riterrete opportuno pubblicare. M’interessava trasmetterVi la mia testimonianza.
Auguri per tutto e VIVA IL SUD!
Phil Martini
Phil Martini è nato a Sorrento (Na) nel 1948. Emigrato con la famiglia in Canada a Winnipeg nel 1956 e poi trasferitosi in Inghilterra nel 1976 per studi dove si è stabilito a Liverpool e dove insegna Letteratura e Storia Italiana.
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