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giovedì 12 dicembre 2013

Renzi, Grillo e la politica della responsabilità


Alessio Postiglione






Giornalista e politologo

Renzi, almeno al parole, segna un cambio di paradigma significativo. Dalla deresponsabilizzazione all'assunzione di responsabilità; dal dare la colpa agli altri al cercare di cambiare le cose in prima persona.
Ovviamente, siamo nella fase delle buone intenzioni e dovremo aspettare per giudicarlo.
Ad oggi, abbiamo una buona segreteria, tendenzialmente di rottura e di qualità. Non mandarini e burocrati, ma gente impegnata nel partito, senza essere partitocrati.
L'aspetto più importante della narrazione di Renzi, soprattutto se e quando diventerà azione, è coinvolgere tutto il paese in una trasformazione necessaria per rimanere o, meglio, tornare a essere, uno dei più grandi paesi del mondo: e farsi invitare nuovamente dal G8. Troppo facile, infatti, accusare, come fanno i Forconi e Grillo, gli altri e la politica, in particolare.
La politica rappresenta certamente un caso eclatante di risorse economiche non adeguatamente ottimizzate e sarebbe ingenuo ritenere che esista una maggioranza, nel ceto politico, realmente disposta a rinunziare a partecipate lottizzate dove piazzare gli amici degli amici.
Basta scoprire il nuovo inganno architettato da alcuni consigli regionali per non diminuire, anzi aumentare, i guadagni dei consiglieri, come denunciato ottimamente da Perotti.
Eppure, se il paese va a rotoli, la colpa non è solo della politica. La colpa è di tutti noi cittadini: di quanti vivono di protezioni e clientele, di furbizie e sotterfugi. 
Con Renzi la politica, forse, può cambiare. Ma, mi chiedo: siamo disponibili a cambiare anche noi?
A cambiare noi avvocati che viviamo di contenziosi gonfiati ad arte e che gravano sulla collettività?
A cambiare noi notai, tassisti e farmacisti, che scarichiamo sulla collettività i costi di una corporazione con licenze-ingresso bloccate? 
Noi commercialisti che viviamo di rendicontazione di progetti europei che esistono solo sulla carta?
Noi medici che non prescriviamo i generici ma il farmaco di chi ci manda ai convegni a Dubai?
Noi giornalisti che viviamo di finanziamenti pubblici? Noi burocrati che facciamo carriera grazie al sindacato e che difendiamo mille uffici e procedure, i cui costi gravano sulla collettività?
Noi professori che abbiamo fatto aprire università sul pizzo della montagna, solo per piazzare i nostri figliocci?
Noi imprenditori, certamente vessati da uno Stato inefficiente, ma corresponsabili quando paghiamo a nero o facciamo firmare in bianco alle lavoratrici le dimissioni in caso di gravidanza?
Insomma, troppo facile dare le colpe agli altri, quando in Italia una certa mentalità opera dal Nord al Sud e in tutti gli strati sociali. Non a caso Renzi ha puntato il dito su di un certo sindacato e sul sistema delle sovraintendenze che, fra veti e dinieghi, bloccano il paese. Perché il sindacato o la burocrazia siamo noi: è l'Italia. E' la mentalità dei nostri uffici e il sostrato della nostra idea di lavoro.
E il problema non sono i sindacati o gli uffici pubblici in sé, ma quella mentalità opportunistica che spesso ci anima e che ha nutrito quei politici fannulloni a cui ora diamo la colpa, ma a cui precedentemente abbiamo raccomandato i nostri nipoti.
Il meccanismo che innesca Grillo, invece, è l'opposto: mondare dalle proprie colpe e identificare, in modo manicheo, il male negli altri. Come se i grillini appartenessero a un'altra genia e non fossero, come diceva Nietzsche, tutti umani, troppo umani: con vizi e virtù.
Mentre il liberale, kantianamente, sa che l'Uomo è un legno storto e si predispone di buzzo buono per creare un sistema di leggi e regole che disincentivino i comportamenti egoistici, per premiare i meriti.
Per questo, sono d'accordo con Ocone, che al nostro paese serva una rivoluzione liberale, ma che sia gobettiana, a sinistra e non liberista.
Non ci serve uno spostamento a destra o invocare l'egoismo antropologico universale. Ci occorre, invece, un umanesimo della responsabilità; affinché tutti, dai politici agli operai, ragionino in quanto cittadini liberi e non asserviti a convenienze, tessere, parrocchie e caste varie.
Questo significa rottamare chi ha governato e fallito e non mandarlo a svernare a Bruxelles.
Questo significa rottamare se stessi se non si riuscirà nell'iniziativa. 
Renzi ne è consapevole?

Alessio Postiglione

Fonte : www.huffingtonpost.com

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