di Giovanni Cutolo
SILVIO GESELL (Sankt Vith, 17 marzo 1862 – Oranienburg, 11 marzo 1930) è stato un mercante, economista e anarchico tedesco, fondatore della Freiwirtschaft.
Sebbene non fosse marxista, nel 1919 Ernst Niekisch e l'anarchico Gustav Landauer lo chiamarono a prendere parte alla Repubblica dei Consigli Bavarese, offrendogli dapprima un posto in una "commissione", ma in seguito quello di "rappresentante del popolo (Ministro) per le Finanze". Gesell scelse come suoi collaboratori il matematico svizzero Theophil Christen e l'economista Ernst Polenske e prontamente redasse una legge per la creazione di Libere corporazioni. Il suo mandato durò però solo 7 giorni perché - similmente a quanto avvenuto a Berlino contro Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht - il governo mandò i Corpi Franchi (reparti armati generalmente formati da ex-combattenti, ma in cui non mancavano neanche i delinquenti comuni) a stroncare sanguinosamente la neonata Repubblica, considerandola sovietica. Landauer fu ucciso (come la Luxenburg e Liebknecht), ma Gesell fu solo imprigionato per diversi mesi con l'accusa di alto tradimento, salvo poi essere assolto dal tribunale di Monaco di Baviera.
Gesell si era arricchito durante la depressione economica argentina, accumulando una discreta fortuna; ricevette anche parecchio sostegno economico da donatori privati, ad esempio Paul Klemm, uno dei romeni più ricchi del suo tempo. Questo gli permise di concentrarsi sui suoi studi economici senza doversi preoccupare delle questioni finanziarie. Battezzò la propria teoria L'ordine economico naturale (1916), ma poi - nella prefazione all'edizione del 1919 - evidenziò che, non esistendo sistemi economici naturali, quel "naturale" andava inteso come "a misura d'uomo".
Secondo Gesell, quando Marx parla di plusvalore lo fa superficialmente sottovalutando i risvolti effettivi. Guardandolo sotto un diverso punto di vista lo si può vedere così: il plusvalore accumulato dal capitalista è intrinsecamente finalizzato al caso di necessità, ovvero al caso di investimenti da fare o di danni da riparare. Solo quando ciò non si verifichi (e quindi il capitalista in questione si dimostri un buon amministratore) allora potrà permettersi di attingere al capitale immagazzinato. Dopotutto non potrebbe obiettivamente cedere il plusvalore ai dipendenti confidando in una improbabile restituzione in caso di necessità aziendale. È quindi un fattore irrinunciabile.
Gesell si considerava un cittadino del mondo e adorava la Terra, che chiamava familiarmente "la nostra zuppiera", in quanto solo da essa si ottengono tutti i nostri cibi e che pertanto dovrebbe appartenere a tutti gli uomini, indipendentemente dal sesso, dalla classe sociale, dalle condizioni economiche, dalle appartenenze religiose e dall'età. Gesell condivideva la proposta marxista relativa all'eliminazione della proprietà privata della terra, ma ne contestava la statalizzazione; contrario al kolkhoz ed alla conduzione comunitaria - suggeriva la successiva concessione onerosa della terra a privati (diritto di superficie), in modo da ripristinare completamente la precedente macchina produttiva libertaria, ma con reddito agrario comunizzato e che quindi poteva essere portato o in diminuzione delle tasse o preferibilmente a creazione degli assegni familiari (che allora non esistevano).
Gesell incomincia a chiedersi se ci sia modo di azzerare il Saggio d'Interesse. Usufruendo anche delle esperienze proudhoniane e dopo aver notato che l'insolito e imprevisto "potere straordinario" del denaro gli proviene dal fatto di essere praticamente l'unica "merce indeperibile", comincia a pensare ad un Freigeld (denaro libero). Effettivamente, finché il denaro non si "squaglia", nulla obbliga il suo possessore a farlo affluire sul mercato finanziario o a comprare (almeno finché non si ritrovi in condizioni di necessità); e ciò rappresenta la spaventosa forza di cui egli usufruisce per procacciarsi il Premio di Liquidità e conseguentemente tutti gli altri profitti di capitale.
Fatta questa diagnosi, individuato il tumore, Gesell procede rapidamente ad asportarlo, anche se Giacomo Matteotti s'accorgerà d'una contrarietà imprevista tal ché - ancorché innamorato di Gesell e delle sue teorie e convinto che esse sole possano apportare un vero socialismo - propende per soprassedere, in attesa della realizzazione di una moneta di tipo on-off (cioè che si squagli in mano ai privati, ma cessi di squagliarsi non appena in mano alle banche).
Nel 1919, durante la sua effimera esperienza di Ministro delle Finanze della Repubblica dei Consigli a Monaco di Baviera, fa in tempo a mettere in circolazione delle banconote aventi la caratteristica di perdere valore con il passare del tempo; un denaro che si deteriora, che "arrugginisce" e che, pertanto, incentiva il possessore a spenderlo anziché tesaurizzarlo. A questo "denaro per il consumo", destinato a facilitare le transazioni private fra cittadini (sottraendoli così ai limiti di una "Economia del baratto"), Gesell prevedeva di affiancare un "denaro per gli investimenti", fatto di documenti e contratti anziché da banconote, destinato invece a rendere possibili le iniziative imprenditoriali, sia produttive che commerciali.
La carica innovativa e per certi versi addirittura rivoluzionaria del pensiero di Silvio Gesell, che rimane a tutt'oggi intatta, si fondava sulla convinzione che il DENARO, la TERRA e il LAVORO non potessero e non dovessero essere considerati alla stregua di merci. E ciò tanto dal punto di vista economico quanto da quello giuridico, sociale, politico e morale.
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